di Giovanna Pasqualin Traversa
Una Chiesa in uscita non può prescindere dal tema del lavoro, dall’incontro e dalla collaborazione con quanti si impegnano per il bene comune. E se i suoi compiti non sono di natura politico-economica, essa è chiamata a promuovere e a diffondere a livello educativo e pre-politico la cultura del lavoro (formazione e motivazione), i valori della legalità, dello sviluppo integrale e del rispetto del creato, ma è importante che sostenga anche gesti concreti e azioni che portino sviluppo e occupazione. Perché dove non c’è lavoro non c’è dignità, e la disoccupazione è un umanesimo negato. In questo orizzonte è da leggersi la “consegna” affidata oggi (5 ottobre) da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ai partecipanti all’incontro di presentazione dei principali risultati del progetto “Policoro laboratorio di speranza per l’intero Paese” (luglio 2013 – ottobre 2015) e dei 20 anni del Progetto Policoro per lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile, promosso nel 1995 dalla Conferenza episcopale italiana (Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro e Servizio nazionale per la pastorale giovanile) e dalla Caritas italiana. Dopo avere spiegato che il Progetto Policoro “dà diritto di parola alla Chiesa” in materia di lavoro e giovani, il segretario Cei ha concluso la prima sessione dell’appuntamento, che prosegue a porte chiuse, con queste parole: “Vi chiedo di farvi missionari del progetto, nel senso di far capire che esiste un modo per dare risposte concrete e dignitose, culturalmente sostenibili e socialmente accettabili a questa che continua ad essere un’urgenza”.
Il Progetto. Sono 128 (su 225) le diocesi attualmente coinvolte nel Progetto Policoro (che prende il nome dal Comune lucano dove si è svolto nel 1995 l’incontro fondativo), non solo al sud ma anche al nord-Italia. Circa 700 le esperienze lavorative – tra consorzi, cooperative e piccole imprese – che hanno creato una rete di solidarietà tra imprese del nord e del sud. I cosiddetti “Gesti concreti” in favore dell’occupazione sono stati 217, hanno coinvolto circa 1.000 persone e un investimento di circa 25,5 milioni di euro nel 2012 (+26% rispetto al 2008). Questi i numeri dei primi 20 anni di attività del Progetto, illustrati da monsignor Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, convinto che l’iniziativa, nata per il sud, sia “un grande contributo a tutta la nazione”. Di qui l’auspicio che l’appuntamento faccia da volano “ad altre iniziative in altri territori sui quali siamo presenti”, alla luce della “grande domanda che ci fa Papa Francesco nella Laudato si’” di creare “una nuova leadership che entri nell’interno del proprio territorio per guidarne il cambiamento”.
Laboratorio di speranza. Dopo i numeri del Progetto capofila, quelli di “Policoro laboratorio di speranza per l‘intero Paese”, avviato nel luglio 2013 e concluso nell’ottobre 2015 con l’obiettivo di valorizzare le iniziative imprenditoriali di tipo cooperativo nate nell’ambito del Progetto Policoro, sviluppare attività finalizzate alla promozione e valorizzazione di beni pubblici tra cui quelli confiscati alle mafie, strutturare una rete di servizi a supporto delle cooperative coinvolte, ha spiegato uno dei tutor, Roberto Celentano. In quindici mesi sono stati realizzati trenta piani operativi di sviluppo imprenditoriale e quattro mappe territoriali riguardanti le quattro regioni coinvolte con 28 cooperative (17 in Campania, 5 in Basilicata, 3 in Calabria e 3 in Puglia). Sono pari a 3.395.000 euro gli investimenti previsti che dovrebbero produrre un fatturato totale di 6.221.000. Ripercorrendo la propria esperienza di “animatore di comunità” (dieci figure, a ciascuna delle quali sono state affidate tre cooperative), Antonella Mancuso ha parlato del “fremito di tanti giovani del sud che vogliono dire basta con il passato”.
Il prossimo rapporto Svimez dedicherà un capitolo all’esperienza del Progetto Policoro. Per Carlo Borgomeo, presidente Fondazione con il sud, “è una bella notizia”. “Mi piace – afferma – che questo modello nato al sud diventi un progetto nazionale ancor più di quanto non lo sia attualmente”. Da Gaetano Mancini, vicepresidente Confcooperative, il monito a fare del Progetto Policoro uno strumento per avviare al sud il cambiamento “generando nuovi cittadini e una nuova classe dirigente”. A chiedere un cambio di passo per sconfiggere la mafia e “le malattie della rassegnazione, della disperazione, del ritenere che vivere onestamente sia inutile”, è Davide Pati, segretario nazionale di Libera.
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