Un lungo viaggio. Hamza a 13 anni ha detto ai genitori di non voler più restare nel suo Paese, lacerato dalla guerra. In Somalia sono rimasti anche un fratello e una sorella maggiori, mentre uno più piccolo già si trova in Libia, per tentare anche lui la sorte e venire in Italia. “Lo stiamo aspettando”, dice Capriotti. Hamza, nel suo viaggio, durato quasi tre anni, ha fatto tappa in Etiopia, Sudan e Libia. “Ho avuto tanta paura”, ammette, ricordando “le difficoltà affrontate nel deserto e in mare, la mancanza di cibo e di acqua. Sei trattato come un animale, che, però nessuno vede durante il viaggio”. Dalla Somalia erano partiti in quattro, ma uno dei suoi amici è ancora in Libia. Ingente anche la spesa sostenuta: “Quasi 10mila euro”. Sul barcone, ricorda, “eravamo in 94: siamo arrivati tutti sani e salvi; dopo tre giorni di mare abbiamo chiamato aiuto e chiesto di andare in Sicilia”. Da lì è stato poi trasferito nella “Casa di Gigi”.
Alla scuola del servizio. “Nel vostro Paese sono stato accolto molto bene. Ho imparato l’italiano e sono andato a scuola – racconta – frequentando la terza media. Dopo ho iniziato a lavorare come fioraio”. Adesso Hamza lavora su e-Bay, vendendo oggetti antichi, grazie agli amici dell’Unitalsi: “Il fratello di un disabile che fa parte dell’associazione mi ha proposto questo impiego”. Hamza ha ricevuto tanto, soprattutto l’esempio, e ha voluto condividere con i suoi amici dell’Unitalsi l’esperienza del volontariato, nel pellegrinaggio a Lourdes, ma anche le feste e le altre iniziative dell’associazione: “Aiuto a spingere le carrozzine, a preparare i piatti, a pulire. Mi piace aiutare gli altri. Sono stato aiutato e mi fa piacere ricambiare quanto a mia volta ho ricevuto. Grazie all’Unitalsi sono stato alla ‘scuola del servizio’”. Prima di venire in Italia, il ragazzo aveva un sogno: diventare calciatore. “Adesso ho capito che è un desiderio che non si può realizzare – afferma – e che qualsiasi lavoro dà dignità”. Hamza con quello che guadagna aiuta anche la sua famiglia rimasta in Somalia. Nel futuro, soprattutto, si vede ancora “impegnato come volontario”. In particolare, gli piacerebbe fare “l’educatore”, all’interno dell’Unitalsi, dove ha imparato a “non avere paura del futuro” e a “considerare allo stesso modo sani e malati”, senza avere pregiudizi. Al giovane piacerebbe anche rivedere la sua famiglia, anche se “è difficile”. Ogni settimana, comunque, parla con loro a telefono. Intanto, nella nuova casa, dove c’è tanto spazio, Hamza potrà prendere con sé un gattino, animale che ama molto. Resterà lì, finché non sarà completamente indipendente. Solo allora, il suo lungo viaggio sarà veramente concluso.