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Innamorati persi di “Friends” l’usato sicurissimo

Rino Farda

I sei protagonisti di “Friends”, la serie tv più amata della fine del Novecento (1994-2004), sono ormai avviati a superare la mezza età, hanno i capelli bianchi e sono ingrassati. Non sono più giovani e adorabili come un tempo. I loro nuovi fan, invece, sono adolescenti che non erano neanche nati quando lo show debuttò più di venti anni fa. Le storie di Rachel, Phoebe, Rachel, Ross, Monica e Joey, i sei “amici” che hanno cambiato il modo di fare televisione, sono popolari fra i giovani ragazzi di New York come lo erano al momento della prima messa in onda.

Il successo dello slang.
Nel 2005 i linguisti dell’Università di Toronto fecero una ricerca sull’influenza esercitata dallo slang usato nei dialoghi dei sei protagonisti. Il ripetere ossessivo di rafforzativi come “very”, “really” e “so”, hanno scoperto i ricercatori canadesi, entrò prepotentemente nel lessico quotidiano di milioni di americani. L’uso della sola parola “quindi” (“so”) in Usa aumentò del 45% nei tempi dello show. Nel Regno Unito la stessa parola era usata 4 volte di meno. Secondo una indagine pubblicata in questi giorni sul “New York Times”, la popolarità della serie non è tramontata. Anzi. Solo su Facebook, sono più di 19 milioni gli “amici” della pagina ufficiale della serie. Un numero impressionante per uno show la cui messa in onda è stata interrotta più di dieci anni fa.

Un esercito di giovani fan.
La vera sorpresa sta però nell’analisi generazionale di questo persistente esercito di appassionati. Hanno quasi tutti un’età compresa fra i 13 e i 20 anni, ha scritto Gina Bellafiante sul “New York Times”. Sul web, in queste settimane, sta spopolando fra i più giovani una tesi stravagante sul “vero” finale della serie. Secondo la ricostruzione accreditata nei social in tutto il mondo, Italia compresa, le avventure dei sei amici di Manhattan non sarebbero state altro che il frutto del delirio alcolico e narcotico di Phoebe, una giovane homeless di Central Park. I commenti dei giovanissimi su Facebook sono pieni di “nooooo”, “non è possibile”, “ma è tristissimo!!!” e via così. La serie quindi continua a spopolare sui social e su Internet e ha un numero di “follower” superiore ai nuovi show che vengono prodotti oggi. I sei protagonisti di “Friends” non erano “nativi digitali” e non passavano il loro tempo a smanettare sugli smartphone. Sembrano quindi veri dinosauri del passato. Ma i giovani di oggi, li adorano. I docenti del master di scrittura e produzione audiovisiva della Cattolica di Milano, guidati dal semiologo Armando Fumagalli, posero subito la loro attenzione su questa serie. “I protagonisti se ne fanno di tutti i colori: si tradiscono gli uni con gli altri, mentono, si insultano e organizzano scherzi atroci ma alla fine, dopo i litigi e le incomprensioni, tornano sempre ad abbracciarsi”, spiegarono agli studenti del corso.

Maratone televisive.
Le dieci stagioni dello show sono richieste e viste migliaia di volte su Netflix in vere e proprie maratone televisive. Anche in Italia, Sky ha voluto riprogrammare tutte le puntate di “Friends”. In una serie tv prodotta lo scorso anno, “True Detective”, sono state inserite alcune battute “non sense” che non si possono intendere se non si ricordano i dialoghi più deliranti di “Friends”. La sigla della serie, la canzone “I’ll be there for you” dei Rembrandts, la scorsa primavera è stata eseguita in un concerto corale presso la Scuola Superiore di Scienze del Bronx e anche gli studenti a Brearley o a Sant’Anna ne sono rimasti affascinati. I versi sono espliciti: “Io sarò con te quando la pioggia comincerà a cadere / Io sarò con te, come ci sono sempre stato / Io sarò con te, perché tu sei con me / Nessuno mi potrebbe conoscere / nessuno mi potrebbe vedere / sembra che tu sia l’unico che capisca / cosa significa essere come me / Qualcuno con cui affrontare la giornata / qualcuno con cui affrontare ogni problema / qualcuno con cui potrò sempre ridere / Anche quando sono al peggio dò il mio meglio con te”. Una diciasettenne di Brooklyn ha confessato al New York Times: “Io e miei amici abbiamo visto tutti gli episodi di Friends almeno due volte”. Una quindicenne di Manhattan ha spiegato: “Dentro di me so che è irrealistico ma sono così graziosi”.

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