Come il messaggio di Paolo VI all’Onu dell’ottobre del 1965 che contiene “le linee guida sui cui è stata impostata tutta l’attività internazionale della Santa Sede fino ad oggi” riecheggiate nel recentissimo intervento all’Onu di Papa Francesco. Quest’ultimo, ha ricordato mons. Gallagher, “ha ribadito la richiesta di una vera partecipazione e un’incidenza reale ed equa di tutti gli Stati nelle decisioni dell’Onu e di altri organismi multilaterali, in particolare nel Consiglio di Sicurezza e negli Organismi finanziari, che devono servire allo sviluppo sostenibile di tutti. Ha ricordato che il compito delle Nazioni Unite deve essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, perché la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale”.
Dal segretario per i rapporti con gli Stati è giunta anche la sottolineatura dell’azione internazionale della Santa Sede “in favore della pace e dello sviluppo” attraverso la sua presenza (dal 1964) come Stato Osservatore all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, alle varie conferenze internazionali come l’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), l’Omc, l’Organizzazione mondiale del Commercio (dal 1998), l’Ecosoc (Consiglio Economico Sociale dell’Onu), e quella del lavoro (Oil) e della Sanità (Oms). Non meno importante l’attività nel campo della difesa dei diritti umani con l’adesione alla Convenzione contro la discriminazione razziale, al Trattato sulla non proliferazione della armi nucleari e la partecipazione nella Conferenza per la cooperazione e la sicurezza in Europa.
Parlando del Trattato di Helsinki, il cui Atto finale fu firmato nell’agosto del 1975, protagonisti i due blocchi occidentale e comunista, e che vide la Santa Sede molto “attiva” mons. Gallagher ha concluso: “Oggi risulta facile apprezzare come l’azione di Paolo VI, in parte incompresa al momento, sia stata una delle cause del processo che culminò nel 1989 con la caduta del muro di Berlino”.