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Programmazione del cinema Margherita per questo fine settimana

CUPRA MARITTIMA – Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 15 a martedì 20 ottobre presenta:
Non essere cattivo di Claudio Caligari, con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini. Il film ha partecipato al Festival di Venezia 2015 dove ha vinto i premi Pasinetti per il Miglio film e per il Miglior attore. Il 28 settembre 2015 viene designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione per l’Oscar al miglior film straniero del 2016
Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino, con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra, Edoardo Crò. Il film è stato presentato in concorso alla Festival di Venezia 2015, dove Valeria Golino ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.
Inside Out di Pete Docter e Ronaldo Del Carmen. Inside Out è il nuovo film di Animazione Pixar

Fine settimana
Non essere cattivo di Claudio Caligari
giovedì 15 ottobre ore 21,30
venerdì 16 ottobre ore 21,30
sabato 17 ottobre ore 21,30
domenica 18 ottobre ore 18,30
martedì 20 ottobre ore 21,30

Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino
domenica 18 ottobre ore 21,30
lunedì 19 ottobre ore 21,30

Inside Out di Pete Docter e Ronaldo Del Carmen (animazione)
domenica 18 ottobre ore 16,30

prossimamente: Woman in gold di Simon Curtis, Dhepaan di Jaques Audiard (Palma d’oro a Cannes 2015)

Non essere cattivo: È la storia di Cesare (Luca Martinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), legati da «una forte amicizia virile. È un legame che resiste anche quando separano i loro destini, Vittorio cerca di salvarsi e di integrarsi attraverso il lavoro, mentre Cesare affonda nell’inferno della droga e dello spaccio, finché durante una rapina viene ferito. Non essere cattivo è ambientato a metà degli anni Novanta, perché, secondo il regista, «come Pasolini aveva intuito, è il momento in cui muore il mondo pasoliniano”. (www.trovacinema.it)

“L’ultimo film di Claudio Caligari, 17 anni dopo L’odore della notte, è un altro excursus nei luoghi oscuri non solo dell’hinterland romano, ma dell’animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure di confine, l’una encomiabile per la sua volontà di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della propria condizione, l’altra patetica per l’incapacità strutturale di farlo. In certi luoghi e certe circostanze non essere cattivo, per citare il titolo, non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare fuori la tua natura peggiore, e possibilmente un “ferro”. Al di là di una trama piuttosto prevedibile e molto già vista al cinema, ciò che colpisce di Non essere cattivo è l’energia vitale di cui è imbevuto, la fame di rivalsa, la voracità con cui Vittorio e Cesare azzannano la vita, strappandone brandelli di carne viva. La fotografia (di Maurizio Calvesi), lucida e colorata al neon, crea un 3D “de noantri”, un bassorilievo pagano. Anche l’archeologia suburbana è messa a frutto per delineare un universo coatto e coattante, un pianeta selvaggio dove è inevitabile sentirsi marziani, come marziano doveva sentirsi Caligari rispetto a gran parte della inciviltà contemporanea.
Luca Marinelli nei panni di Cesare è irriconoscibile rispetto alle sue interpretazioni cinematografiche precedenti e rivela una cifra comica tutta sua, anche se in filigrana si intravede quella che avrebbe potuto essere in quel ruolo l’interpretazione di Valerio Mastandrea, produttore del film e interprete de L’odore della notte. E Alessandro Borghi è una rivelazione nel ruolo meno centrale di Vittorio, che passa dalle allucinazioni cocainomani alla tenerezza del buon padre di famiglia senza mai perdere credibilità.” (Paola Casella – mymovies.it)

Per amor vostro: Anna, madre di tre figli, vive da quarant’anni nel suo angolo d’inferno. E’ stata una bambina spavalda e sfortunata, è oggi una donna generosa e fin troppo tollerante. Prigioniera dei doveri, della famiglia. Confortata da “anime poverelle” del sottosuolo, in realtà circondata da molti demoni, reali e immaginari. E da un cielo, che quando si affaccia a scrutarlo diventa, al suo sguardo, sempre più nero. “Questo non è un film con una storia, ma su un sentimento. Per me è un film sull’ignavia” – afferma il regista – “Penso a tutti quelli che sono gregari, a quelli che sono abituati a spegnere la parte più coraggiosa di sé, che galleggiano. Il film parla di una donna che risale a fatica dentro la sua capacità di vedere le cose. Ma Anna troverà il suo riscatto, diciamo così, quasi miracoloso”. (www.trovacinema.it)

“Giuseppe M. Gaudino realizza con Per amor vostro il suo film più ambizioso perché la ‘storia’ che racconta si vuole allargare a uno sguardo che coinvolga non solo coloro che agiscono al suo interno ma si applichi alla complessa città in cui si dipana, alla sua storia, alla sua cultura ancestrale. Perché Anna, con le sue incertezze e la sua caparbietà, la sua incommensurabile generosità e il suo bisogno di essere compresa e di avere qualcosa che sia solo per sé è in fondo la summa della coscienza profonda della città che attraversa con il suo passo nervoso e una vita in bianco e nero pronta a colorarsi nei momenti topici in cui la sua anima si sente più fragile.
Anna è Napoli, capace di fingere di non vedere (per quieto vivere) il marciume morale che la circonda e che rischia di sommergerla ma anche capace di serietà, di slanci, di disponibilità al sacrificio e bisognosa di una comprensione difficile da trovare. Gaudino affida alle poderose spalle interpretative di Valeria Golino le innumerevoli sfaccettature di una persona che si fa presente/passato e forse anche futuro e ne viene ripagato quasi che il nome di finzione che le attribuisce volesse, più o meno inconsciamente, far correre il pensiero a una ‘grande’ del cinema come Anna Magnani. Se la colonna sonora musicale riesce a far confluire in un magma di suoni e di stili (si va dal Quartetto Cetra al “Lascia ch’io pianga” di Handel passando per affabulazioni ritmate in un napoletano quasi da cantastorie) il rapporto tra gli inferi urbani e un cielo che a tratti si fa quasi più ctonio degli inferi stessi, la messa in parallelo della vita quotidiana della protagonista e il mondo ‘della’ e ‘da’ soap opera in cui lavora e si innamora suona un po’ didascalico. Ma quando si ha a disposizione una ‘vera’ attrice anche questo ostacolo può essere superato.” (Giancarlo Zappoli – mymovies.it)

Inside Out: Crescere può essere faticoso e così succede anche a Riley, che viene sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire il padre, trasferito per lavoro a San Francisco. Come tutti noi Riley è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza. Le emozioni vivono nel centro di controllo che si trova all’interno della sua mente e da lì la guidano nella sua vita quotidiana. Mentre Riley e le sue emozioni cercano di adattarsi alla nuova vita a San Francisco, il centro di controllo è in subbuglio. Gioia, l’emozione principale di Riley, cerca di vedere il lato positivo delle cose ma le altre emozioni non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola. (www.trovacinema.it)

“La Pixar torna ai suoi momenti migliori: alla regia, forse non a caso, c’è Pete Doctor, che aveva firmato due capolavori come “Up” e “Monsters & co”. La struttura è quella classica del viaggio, comune a tutte le fiabe di questa casa di produzione, e la morale quasi didascalica. All’interno di una bambina ci sono cinque emozioni (Rabbia, Gioia, Paura, Tristezza, Disgusto) che interagiscono; ma quando si deve cambiare casa e l’adolescenza è alle porte, l’equilibrio salta, Gioia scompare e bisogna andare a cercarla. Il procedimento è quello dell’allegoria, in cui le emozioni, i vizi e le virtù vengono personificati senza mediazioni. Alla base c’è il legame tra emozioni e memoria, l’idea che alla base del Sé e delle sue trasformazioni ci sia la capacità di rielaborare il proprio passato. Nel loro viaggio interiore, le emozioni trovano infatti un mondo composto soprattutto di elementi del passato, tinti a secondo delle sfumature emotive (ricordi personali, jingle pubblicitari), e tutti somigliano un po’ ai vecchi super8, idealtipo visivo del tempo passato. Le isole della propria identità sono fragili, raggruppate per temi (la famiglia, lo sport), in costante movimento, in una concezione problematica dell’identità personale. Ma è la sequela delle gag, delle singole trovate, a fare la forza del film: un fuoco di fila di intuizioni insieme narrative, visive, concettuali. Il “viaggio nel mondo del pensiero astratto”, secondo la vecchia lezione di Tex Avery e Chuck Jones, trasforma le immagini in un balletto d’avanguardia. Il regno dei sogni, che è semplicemente il cinema, mette in scena i materiali della vita ordinaria. E così via. Il prodigio di “Inside Out” è dunque l’accoppiata di consapevolezza comunicativa e profondità filosofica, che lo rende perfettamente fruibile (e, a tratti, per le stesse ragioni) da bambini e adulti. Come spesso nei film della Pixar, si ride e si piange tanto, grandi e piccoli, maschi e femmine. Ma l’efficacia del film (e, supponiamo, la sua durevolezza) viene anche dal radicamento nel proprio tempo. Se il percorso sembra essere tutto dall’interno all’esterno, per cui è dall’individuo che si passa alla realtà esterna, sullo sfondo si intravede un racconto dell’America desolato, di incertezza, sradicamento, voglia di tornare in una casa perduta per sempre.” (Emiliano Morreale – L’espresso)
Anche per la stagione 2015-2016 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.

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