Di Simone Incicco e Floriana Palestini
DIOCESI – Abbiamo intervistato la Dott.ssa Pina Massicci, appartenente all’ordine di Malta. Attraverso le sue parole conosciamo questo importante ordine vicino alla Chiesa.
Come è nato il tuo cammino di fede?
Io sono nata ad Acquaviva Picena e la mia casa si trovava vicino alle suore di Sant’Anna. Mio padre e mia madre erano fornai e sono cresciuta un po’ grazie alle suore che erano le nostre vicine di casa, perché mamma non aveva molto tempo per badare a noi. Nella mia famiglia si diceva il rosario la sera, nel mese di maggio; se moriva qualcuno si diceva il rosario per un mese e non si doveva mai mancare la messa vespertina della domenica sera. Alla messa ci accompagnava mio padre, ci teneva che andassimo alla messa tutti insieme: era un momento in cui potevamo stare insieme. Poi sono cresciuta, ho frequentato il liceo scientifico a San Benedetto e nel frattempo sono entrata in Azione Cattolica e ho fatto qualche anno di catechismo. Allora mi sono iscritta all’università, mi sono laureata in medicina nel 1982 e una volta diventata medico ho cominciato ad operare anche nel volontariato: infatti, durante l’università in Ancona, andavo all’INRCA (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani, ndr), dove io e alcuni miei colleghi eravamo medici volontari e ci spendevamo vicino alle persone diabetiche, a chi aveva subìto amputazioni. Mi sono sposata nel 1984 e dopo il matrimonio sono arrivati due figlie, di cui una autistica. In questa circostanza difficile, invece che perdermi, mi sono avvicinata ancora di più alla fede e ho cominciato a frequentare l’Unitalsi, a spendere il mio volontariato in questa associazione. La mia fede è cresciuta ancor di più nel 1996 quando per la prima volta sono venuta a Lourdes, non come pellegrina ma come medico: ero venuta prima a chiedere la grazia per mia figlia e invece sono finita col piangere e ringraziare per il dono che mi aveva dato, perché mi sono accorta che c’erano persone molto più sfortunate di me. Da lì in poi ho continuato a frequentare l’Unitalsi e fare i miei viaggi a Lourdes, cercando di aiutare come medico le persone in difficoltà, anche nel mio ambiente a S. Benedetto, nella medicina generale; ho cercato sempre di aiutare chi aveva bisogno di una parola o di un sostegno morale oltre che di una cura medica. Lì mi sono accorta che noi medici possiamo fare molto: prima di tutto possiamo attuare la carità, essere vicini agli ultimi, ai sofferenti, alle nuove povertà, perché ci sono tante nuove povertà e tante emarginazioni in famiglie colpite da mali quali la droga, famiglie rovinate dall’usura, dal divorzio (causati da problemi economici o da gioco d’azzardo).
Come è nato invece il tuo servizio nell’Ordine di Malta?
Questo servizio è nato nel 2001, sempre nell’ambito della mia carriera da medico. Come ho già detto, cercavo di essere vicina alle persone in difficoltà e sono stata invitata dall’allora vescovo mons. Gestori ad aprire un ambulatorio medico dell’Ordine di Malta presso la Caritas diocesana, insieme al dottor Romani. All’inizio non facevo parte dell’Ordine, l’ho fatto solo in quanto medico cattolico, per poter aiutare le persone bisognose, le persone che non avevano mutua (gli SPT, come lo chiamano), le persone che avevano bisogno di cure o farmaci a pagamento. Da quel momento, dopo due anni di cammino, io e il dott. Romani siamo stati investiti della decorazione di Cavalieri del Sovrano Ordine Militare di Malta; lui Cavaliere, io Dama di Grazia Magistrale. Ho continuato inoltre a compiere la carità verso i poveri e gli ultimi perché anche questa è la nostra missione di medici: il medico deve stare vicino ai bisogni degli ultimi e alle fragilità umane.
Quanti membri dell’Ordine di Malta si contano in diocesi? Come si sviluppa il cammino di fede e di servizio?
In diocesi siamo diventati 8, perlopiù medici, che operano nell’ordine di Malta: nell’Ordine sono presenti quattro dottori me compresa, mons. Gestori (cappellano di Gran Croce), don Giovanni Flammini, don Lorenzo Bruni e don Armando Moriconi. Noi non facciamo altro che operare nell’ambito dell’ambulatorio medico e, a livello di delegazione marchigiana, partecipiamo ai pellegrinaggi a Loreto e a Lourdes. Organizziamo anche dei ritiri religiosi, perché l’Ordine di Malta non è solo un ordine cavalleresco, ma è anche un ordine religioso. Siamo molto vicini alla Chiesa: dobbiamo operare nella Chiesa e per la Chiesa. A cadenza fissa inoltre organizziamo dei ritiri di preghiera, oltre a svolgere il nostro lavoro sia nei nostri ambulatori che nell’ambulatorio Caritas.
Raccontaci due storie, una storia che ti ha fatto sorridere e un’altra che ti ha toccato il cuore.
Aneddoti veri e propri non ce ne sono, sarebbe come vantarmi di aver fatto delle cose che sono nient’altro che, per me come medico, cose della normalità, nulla di straordinario. È stato molto bello quando abbiamo aiutato una mamma straniera ad operare un figlio: siamo riusciti a far avere a questa famiglia povera un intervento senza dotarla della mutua italiana (per la quale è necessario avere la cittadinanza italiana), facendo sì che il ragazzo si salvasse da un’amputazione. L’aver aiutato questa persona è stata per noi una gioia immensa. Di cose che mi hanno colpito ce ne sono state tante, tante piccole cose che ti invogliano a continuare questa strada, con questa missione, e fare la carità nell’aiutare gli altri come medico. Devo dire che Lourdes mi ha aiutato molto, mi ha cambiato la vita, perché io avendo una figlia disabile, Lourdes in tutti i sensi ti cambia la vita. Ti aiuta a vedere la tua croce non come una croce enorme, ma come una croce sopportabile, che non è una croce ma un dono che il Signore mi ha dato per continuare a fare il mio lavoro. Dopo Lourdes, ho affrontato la vita con più entusiasmo con più amore nei confronti degli altri, pensando quanto bisogno c’è di essere aiutati, questo soprattutto come unitalsiana. Il mio cammino è stato prima come medico unitalsiano poi come medico dell’Ordine e le soddisfazioni maggiori le ho raggiunte come medico dell’Unitalsi, dal 2001.
Vorresti rivolgere un invito ai medici ad intraprendere questo servizio
Io cerco di spronare i miei colleghi a vivere questa esperienza che è un’esperienza di amore e di carità. Prima invoglio i miei pazienti a venire a Lourdes: qualcuno lo porto con me, qualcun altro mi affida delle preghiere. Stiamo cercando di sensibilizzare medici e infermieri a intraprendere questo cammino d’amore e di gioia: che ci sia più gioia nel dare che nel ricevere, come dice il Vangelo.