“Le persone che arrivano da noi hanno una ferita da rimarginare per un matrimonio concluso alle spalle… Ma ci sono anche persone che hanno superato le difficoltà passate e oggi vivono una situazione affettiva felice. Tutti, però, sono alla ricerca di un rinnovato cammino spirituale ed ecclesiale. E noi siamo qui per questo”. Don Diego Pirovano è il responsabile del neonato Ufficio accoglienza fedeli separati, istituito in diocesi di Milano per espressa volontà dell’arcivescovo, cardinale. Angelo Scola. Il servizio è decollato un mese fa ed è già in piena attività. “Direi che l’intenzione dell’arcivescovo, legata alla cura e all’accompagnamento dei fedeli separati, sta trovando grande attenzione. Si figuri che in queste quattro settimane siamo stati contattati da almeno tre, quattro, anche cinque persone al giorno. Siamo quasi a oltre novanta contatti e abbiamo finora svolto una trentina di colloqui. C’è molto da fare…”.
Diverse competenze. L’Ufficio per l’accoglienza dei fedeli separati è stato istituito con decreto diocesano il 6 maggio scorso. L’attività ha preso avvio l’8 settembre. Il servizio ha sede presso la Curia, in piazza Fontana, a due passi dal Duomo. Lo guida don Pirovano, 42 anni, ordinato prete nel 2004, formazione da giurista: laurea in Giurisprudenza all’Università Statale, studi in diritto canonico perfezionati alle Università Lateranense e Gregoriana di Roma. È, inoltre, giudice del Tribunale ecclesiastico. Oltre alla sede di Milano, aperta lunedì, mercoledì e venerdì, l’ufficio ha due sedi distaccate: a Varese (presso la basilica di San Vittore, aperta il giovedì) e a Lecco (accanto alla basilica di San Nicolò, dove si riceve il martedì). Per prenotare i colloqui è possibile telefonare (02 8556279) oppure si può scrivere un’email a accoglienzaseparati@diocesi.milano.it. La struttura dell’ufficio prevede dunque una competenza giuridico-canonistica assegnata al direttore, “un’attenzione pastorale – spiega Pirovano – mediante l’esperienza di un parroco” (don Luigi Verga), “l’importante presenza di una suora” (suor Chiara Bima, francescana), con la sensibilità femminile e l’esperienza della vita religiosa. “E poi – aggiunge il direttore dell’ufficio – il ruolo della signora Anna, collaboratrice preziosa, essendo la prima voce che si incontra chiamando al telefono”.
Volti e storie. Ma qual è il profilo dei separati che avete finora incontrato? Quali le loro richieste o attese? “Ci hanno cercato persone di età diverse, giovani o meno giovani, donne e uomini in egual misura, da tutte le zone della diocesi. Da alcune siamo stati contattati su indicazione dei parroci, altre sono arrivate a noi da sole, avendo letto sui media della istituzione del servizio”. Chi bussa alla porta “è un fedele separato, che ha già attraversato la crisi matrimoniale e ha scelto poi la separazione o il divorzio; alcuni si sono risposati civilmente, altri hanno un nuovo partner; ci sono genitori con figli oppure persone che non hanno avuto figli. Sono tutti mossi da una ricerca interiore, spirituale, e anche dalla voglia di vivere la propria fede nonostante la ferita che hanno avuto sul piano dell’amore e del matrimonio”.
Quattro obiettivi. Don Pirovano tiene a chiarire un altro punto: “Noi non aiutiamo le coppie a separarsi. Chi ci spiega una situazione di questo tipo viene indirizzato ai Consultori. In diocesi abbiamo 36 Consultori cattolici, che svolgono un ampio ventaglio di attività, dall’ascolto delle persone il cui matrimonio attraversa una fase complicata a chi intende adottare un figlio, all’aiuto a mamme e papà in cerca di una mano sul piano educativo riguardo il rapporto con i figli”. L’ufficio diocesano ha invece quattro obiettivi principali, che il direttore elenca: tentare un cammino di riconciliazione, inviando la coppia che è già separata o in procinto di divenirlo, agli stessi Consultori familiari; aiutare i fedeli a comprendere la propria collocazione all’interno della Chiesa e a vivere cristianamente la loro nuova condizione; accompagnare verso un’eventuale introduzione alla domanda per lo scioglimento del vincolo matrimoniale; introdurre la domanda per la verifica della nullità matrimoniale. L’ufficio collabora fra l’altro con il Servizio diocesano per la famiglia, con quello per la disciplina dei sacramenti, con il Tribunale ecclesiastico. “Quello che mi preme ribadire – afferma in conclusione don Diego Pirovano – è che le persone incontrate hanno dato l’impressione, o hanno espressamente detto, di sentirsi accolte. È questo l’impegno della Chiesa verso chi ha vissuto o vive una difficile situazione in casa”.