La prima vittima, a Civitella Roveto (Aq), è una donna di 51 anni, Adonia Sabatini, che mentre correva verso casa è stata travolta e sepolta dal crollo di un muro di contenimento, che ha ceduto a causa del maltempo. Sempre in provincia de L’Aquila, a Tagliacozzo, la seconda vittima. Si tratta di un 67enne, Giovanni Tolli, colpito da un fulmine mentre stava tentando di eliminare l’acqua piovana penetrata nella cantina della propria abitazione. La terza vittima nel Lazio, un uomo di 40 anni finito con l’auto in una voragine stradale a Paliano (Frosinone). A bordo della sua vettura c’erano anche altre due persone che, per fortuna, sono riuscite a salvarsi. La quarta vittima si registra nel Beneventano, a Pago Veiano, dove una donna 70enne è stata travolta dall’acqua nella propria abitazione.
Insomma, un vero disastro, cui vanno aggiunti gli ingentissimi danni alle abitazioni e alle cose. Un episodio che rappresenta solo l’ultimo anello di una catena ben più lunga e ancorata nel tempo. Viene da chiedersi: possibile che in un’era così “tecnologica” e “iperconnessa” dobbiamo ancora assistere alla conta di tanti morti per il maltempo? Possibile che non si riesca a prevedere correttamente i fenomeni atmosferici sempre più “estremi” (ma certo non come in altre regioni del mondo) e organizzare per tempo una prevenzione efficace per la popolazione?
È vero che in alcuni casi le tragedie accadono per l’incoscienza e la superficialità delle persone, oppure per le scelte miopi e irresponsabili di tante amministrazioni. È anche vero che l’assetto idrogeologico del nostro territorio nazionale è profondamente disastrato, e che tante infrastrutture necessiterebbero di ristrutturazione e manutenzione, mentre le risorse disponibili scarseggiano. Inoltre, è un fatto che gli algoritmi utilizzati per le previsioni metereologiche, sempre più spesso dimostrano di non essere più adeguati all’andamento dei nuovi fenomeni atmosferici, necessitando quindi di essere aggiornati.
Che dire? La strada da fare è tanta, ma bisogna percorrerla in fretta. Altrimenti, con ogni probabilità, i drammi accaduti continueranno a ripetersi. Quante altre vite dovranno ancora perdersi, perché l’incuria e i ritardi accumulati lascino spazio a una seria programmazione e a efficaci interventi di prevenzione?