La “Notte” è un’occasione per riflettere e “mettersi nei panni” delle 60mila persone che, in Italia, vivono in strada (fonte: Istat), ma anche per chiedere risposte istituzionali: “L’Italia – annota la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (Fio.psd) – è uno dei pochissimi Paesi che non hanno una politica di contrasto alla povertà e questo obbliga ogni Comune e le associazioni che operano sul territorio a reinventare ogni volta gli interventi da attuare, senza avere una base consolidata di esperienze e indicazioni operative da cui partire per realizzare azioni immediatamente efficaci e utili ad affrontare problematiche in evoluzione”.
Frattanto, il pensiero corre subito alle tante risposte di solidarietà che vengono dalle Chiese locali attraverso le Caritas e ai tanti volontari che non si limitano a criticare le inefficienze del “pubblico”, ma si rimboccano le maniche per dare una risposta concreta, guardando il volto del prossimo. Né si può dimenticare l’esempio di papa Francesco, che ha voluto un nuovo dormitorio, inaugurato nei giorni scorsi dalla Elemosineria apostolica in via dei Penitenzieri, a due passi dal Vaticano, nei locali messi a disposizione dalla Curia generalizia della Compagnia di Gesù: proprio ieri (15 ottobre), al termine dei lavori del Sinodo, Bergoglio è andato a fare visita ai senzatetto ospitati.
E allora ecco che anche la “Notte dei senza dimora” si può iscrivere nella categoria di quel farsi prossimi a chi si trova nel bisogno. Con un segno – dormire, una notte, in sacco a pelo – da accompagnare ad azioni concrete, tutti i giorni.