Una famiglia “solida” e in controtendenza rispetto alla media nazionale. È, in sintesi, l’identikit delle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole cattoliche o ai centri di formazione professionale d’ispirazione cristiana. L’85% dei genitori sono sposati e il dato, secondo Sergio Cicatelli, direttore del Centro studi per la scuola cattolica (Cssc), “testimonia una ‘normalità’ e un modello familiare ancora saldamente ancorato alla tradizione rispetto alla media nazionale fotografata dall’Istat, secondo il quale solo il 67,2% dei bambini nati nel 2013 è stato generato da una donna sposata”. In controtendenza anche il tasso di fecondità: il 46% di queste famiglie è composto da due genitori e due figli contro il 16% del dato nazionale, ma non mancano famiglie con tre o quattro figli. Ancora: a caratterizzare le famiglie che scelgono il sistema d’istruzione cattolico sono un elevato livello culturale dei genitori rispetto alla media italiana e una buona condizione lavorativa. Questi i principali dati del XVII Rapporto del Cssc (2015) sulla scuola cattolica in Italia, intitolato “Una scuola per la famiglia” (ed. La Scuola 2015).
Fotografate 1.787 famiglie. Il volume, che offre la sintesi statistica della situazione della scuola cattolica nell’anno scolastico 2014-2015, contiene un’indagine specifica sulle famiglie degli alunni e verrà presentato il 17 ottobre a Roma nell’ambito dell’ottava Giornata pedagogica della scuola cattolica. Sono 8.691 gli istituti cattolici paritari; alcune centinaia i centri di formazione professionale (la sola Confap ne conta oltre 200). L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di 357 istituti coinvolgendo tramite questionari 1.787 famiglie. “Nelle scuole cattoliche – osserva il direttore del Cssc – si vive ancora un ambiente protetto, rassicurante, potrebbe essere percepito in negativo come un ambiente quasi elitario; è del resto inevitabile che il loro costo rappresenti, già di per sé, un motivo di selezione sociale a monte”. “Recenti ricerche – aggiunge – dicono che se i costi non fossero così elevati, circa il 25% delle famiglie italiane vi ricorrerebbe, mentre oggi siamo sotto il 10%”.
Per quanto riguarda le convinzioni “religiose” delle famiglie – l’85% costituite da genitori sposati, il 4,6% da genitori divorziati-separati e il 9,5% conviventi – Cicatelli osserva: “Sono le famiglie che vivono nella società di oggi. Il 55% va a Messa ogni domenica (contro la media nazionale del 20%), ma appare debole la condivisione su aspetti del magistero della Chiesa in materia di matrimonio. Tre famiglie su quattro sostengono che la famiglia deve essere fondata sul matrimonio uomo-donna, ma è diffusa l’attesa di aperture da parte del Sinodo nei confronti di divorziati risposati”. Parere favorevole anche sulle convivenze senza matrimonio, mentre “il 50% accetta le unioni civili tra persone dello stesso sesso”.
Che cosa chiedono alla scuola cattolica? “La domanda principale è d’istruzione e di buona scuola, che poi sia anche scuola cattolica è un valore aggiunto, gradito perché coniuga istruzione di qualità con solida formazione religiosa, ma anzitutto si chiede alla scuola cattolica di essere una scuola di qualità elevata”. Oggi, per Cicatelli, “in una società secolarizzata che tiene separate fede e ragione, la sfida fondamentale della scuola cattolica è proporre in modo convincente una cultura ispirata ai principi della fede, due percorsi che dovrebbero intrecciarsi. Le scuole sono impegnate su questo fronte”. Tra i punti di forza sottolineati dagli intervistati, l’attenzione prestata a ogni singolo alunno, il progetto didattico-educativo, la qualità degli insegnanti, la formazione morale e religiosa. Aspetti negativi sono, prevedibilmente, i costi (per il 75%); solo un 10% parla di “ambiente elitario”.
Genitori intraprendenti. La scuola cattolica sta cambiando. Tra il 2012-13 e il 2014-15 sono stati chiusi 429 istituti con la perdita di 48.066 alunni. Occorre “riscoprire la scuola cattolica – chiosa Cicatelli – come esigenza che nasce dal basso, rilanciarla come espressione della società civile. Mentre le scuole legate alle Congregazioni religiose a vocazione educativa vanno via via esaurendosi, le esperienze più vitali nascono per iniziativa delle famiglie. Da una quindicina di anni gruppi di genitori hanno istituito fondazioni, cooperative o associazioni con l’intento di promuovere la nascita di nuove scuole paritarie per consentire la prosecuzione in nuove forme di attività scolastiche di istituti cattolici in chiusura: un nuovo tipo di presenza delle famiglie nella scuola e un nuovo modello di scuola”. Questo, si legge nel Rapporto, “dovrebbe essere la buona scuola, capace di riconoscere e valorizzare come protagonisti la società civile e i corpi intermedi, in primo luogo la famiglia”.