Di cervelli in fuga dall’Italia ce ne sono tanti. Fortunatamente qualcuno resta e, nonostante le difficoltà, insegue imperterrito le proprie idee e riempie d’orgoglio il nostro Paese. È il caso di Simone Soria, ingegnere modenese di 36 anni, cofondatore di Aida, acronimo di ausili e informatica per disabili ed anziani, cooperativa onlus che sviluppa nuove tecnologie per disabili e anziani, per facilitare loro la comunicazione, l’interazione con il mondo e la partecipazione attiva nella società. Simone soffre dalla nascita di paralisi cerebrale infantile, dovuta a un parto ritardato. Non può muovere braccia e gambe e ha difficoltà nel comunicare a voce. Ma ha inventato FaceMouse, un software che permette di pilotare il cursore del mouse muovendo il capo, la bocca, un braccio o qualunque parte del corpo che il disabile controlli, senza l’utilizzo di mani o voce, così da poter utilizzare il computer e rimanere “connesso” al mondo. “Ho sviluppato questo strumento per me e perché tutti ne possano beneficiare – dice Simone –. È di un’importanza incredibile, per questo voglio che rimanga a un prezzo abbordabile per tutti, non mi interessa lucrare”.
Uno strumento alla portata di tutti. Con la buona volontà di insegnanti e amici e grazie all’amore dei genitori Simone riesce a vivere la sua infanzia e l’adolescenza allo stesso passo di tutti gli altri ragazzi. Fin dalla terza elementare usa la tecnologia a suo favore per studiare e scrivere. Fino a quando, nel 2004, si laurea in ingegneria informatica con una tesi su un prototipo di sua invenzione chiamato poi FaceMouse. Con il fondo sociale europeo il prototipo viene ultimato e, insieme a Emanuele Perini, suo attuale socio, nasce nel 2005 Aida che realizza gli strumenti che Simone utilizza e produce per aiutare chiunque abbia gravi disfunzioni motorie. “Abbiamo subito capito che FaceMouse poteva diventare uno strumento utile per tutti – continua Simone -. Sul mercato non c’è nulla di così adattabile. Ognuno ha diversi tipi e livelli di disabilità ed esso, attraverso piccole modifiche, può adattarsi a ogni singola necessità. Poi è estremamente economico, costa quasi la metà di ogni altro ausilio disponibile sul mercato”. E se purtroppo il già economico prezzo del prodotto è comunque irraggiungibile, un accordo di Aida con le Asl permette di coprire la spesa.
L’opportunità di ritornare a vivere. Grazie all’intelletto e alla tenacia di Simone, chi soffre di disabilità motoria resta in contatto con il mondo. Con le sue invenzioni è possibile navigare su internet, interagire sui social networks, mandare sms e scrivere su Whatsapp. Sono attualmente sei i prodotti sviluppati e ognuno con diverse versioni. “In dieci anni di attività siamo riusciti ad aiutare circa 400 persone. E non solo. Abbiamo diversi progetti di collaborazione con enti pubblici e privati. Con l’Unitalsi, ad esempio, che ci ha permesso di individuare tra i suoi associati, quelli con disabilità motorie. Così abbiamo raggiunto le persone che avevano bisogno dei nostri prodotti, ma non ne erano ancora a conoscenza. Siamo andati da loro, abbiamo fatto delle consulenze e glielo abbiamo donato”. O con il Centro occupazionale portatori di handicap di Francavilla Fontana, nel Brindisino, che grazie alla collaborazione con Aida ha realizzato un laboratorio informatico dotato degli ausili di Simone. E chi usufruisce delle sue invenzioni si sente rinato. “Come nel caso di Alessandro – dice Simone -. Senza di noi non avrebbe una vita sociale, non sarebbe libero di fare quello che vuole. È in carrozzina e non può parlare. Ma da dieci anni è autonomo ed è collegato con il mondo, riesce a interagire con i compagni di scuola perché è in rete con loro mentre fanno lezione”. Simone ha ridato la speranza a tante persone disabili. “Voglio che le persone in condizioni simili alla mia abbiano le stesse possibilità che ho avuto io – conclude Simone -. La tecnologia informatica può davvero essere uno strumento di interazione con il mondo per persone diversamente abili. Un disabile deve sentirsi una persona alla pari di tutte le altre, deve poter affrontare e superare gli stessi problemi, anche se magari in un modo diverso e con qualche difficoltà in più. Per questo noi siamo qui, pronti ad accogliere chiunque abbia bisogno del nostro aiuto”.