carcereDIOCESI – Prosegue la nostra “rubrica dal carcere” leggi i precedenti articoli curata dai volontari della nostra diocesi del gruppo “Il Mosaico”.
Questa settimana i volontari hanno chiesto ai detenuti di rivolgersi ai migranti, vi proponiamo due racconti.

Caro fratello, ti chiedo scusa se non ti posso aiutare, né parlare bene, né male; io sto con te, sono come te, sotto altri punti di vista, perché la mia situazione attuale è simile alla tua e questo è bruttissimo. Io sono detenuto di questo ingranaggio della vita reale. Ho sempre lavorato, ma ho fatto pure qualcosa che non era giusta e questo è stato il peggiore errore della mia vita; ma Dio mi ha regalato una moglie e due figli stupendi di cui sono orgoglioso e che, penso, ho deluso tantissimo. Così ho giurato a me stesso che da questo momento non dovrò deluderli più, dovrò essere il loro orgoglio.
Quindi combatti con tutta la forza per difendere i tuoi figli e non deluderli mai come ho fatto io.
Questa lettera la concludo dicendo che quando la partita si fa dura, i duri iniziano a giocare: noi siamo duri.
Un grosso augurio a te e al tuo popolo da un povero detenuto, ricco di sentimenti. (A.M)

 

Caro mio amico, viaggiatore nel mare libero e scoperto dalla pioggia e dal freddo, che una volta arrivato sulla riva, salvo, cominci a camminare milioni di chilometri, a piedi, per cercare la tua felicità, la tua libertà, la voglia di vivere in un mondo tranquillo e sereno…cerchi umanità e trovi muri alti e filo spinato. In queste condizioni, in modo diverso, mi trovo anche io. La differenza è che io ho fatto un errore e lo sto pagando, mentre tu stai pagando per qualcosa che non hai fatto, vivendo la tua sofferenza e il tuo dolore. (M.)

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