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Mons. Galantino: La teologia è chiamata a “lavorare per un nuovo umanesimo”

La teologia è chiamata a “lavorare per un nuovo umanesimo”, che deve essere “incarnato”, partire da un “ascolto del vissuto”, e avere un costante riferimento, oltre che alla vita degli uomini, alla trascendenza. Parola di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenuto all’inaugurazione dell‘undicesimo Anno accademico della Facoltà teologica pugliese. “Lo statuto epistemologico della teologia la obbliga a confrontarsi con l‘uomo”, ha spiegato il presule contrapponendo alla perfezione dell’uomo vitruviano “la sfigurata bellezza dell‘uomo della Sindone”. Di fronte alla “dittatura del pensiero unico” e all’incapacità del contesto culturale contemporaneo di fare sintesi, il segretario Cei sottolinea la necessità di una teologia che ricomponga “in armonia tutte le differenze, senza schiacciarle”. Di qui il richiamo alle cinque “vie” indicate dalla Traccia per il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, già individuate nell’Evangelii gaudium: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Per monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto e gran cancelliere della Facoltà, fare teologia “significa essere capaci di riflettere su come il cristianesimo si incarna nella storia”.