“Il cuore di Dio non è chiuso: è sempre aperto. E quando noi arriviamo, come quel figlio, ci abbraccia, ci bacia: un Dio che fa festa”. Lo ha ricordato il Papa, che nell’omelia della messa celebrata ieri a Santa Marta ha affermato che “Dio non è un Dio meschino: Lui non conosce la meschinità. Lui dà tutto.
Dio non è un Dio fermo: guarda, aspetta che noi ci convertiamo. Dio è un Dio che esce a cercare ognuno di noi. Ogni giorno Lui ci cerca, ci sta cercando”. In cielo, ha ribadito il Papa, si fa “più festa” per un solo peccatore che si converte che per cento che rimangono giusti. Ma “non è facile, con i nostri criteri umani”, piccoli e limitati, “capire l’amore di Dio”. Lo si comprende per una “grazia”, come lo aveva compreso, ha ricordato Francesco, la suora 84enne, conosciuta nella sua diocesi, che ancora girava per le corsie dell’ospedale a parlare con un sorriso dell’amore di Dio ai malati. Lei ha avuto “il dono di capire questo mistero, questa sovrabbondanza” dell’amore di Dio, che ai più sfugge. “Noi sempre abbiamo l’abitudine di misurare le situazioni, le cose con le misure che noi abbiamo – ha ammonito Francesco – e le nostre misure sono piccole”. “Per questo – ha concluso – ci farà bene chiedere allo Spirito Santo la grazia di avvicinarci almeno un po’ per capire questo amore e avere la voglia di essere abbracciati, baciati con quella misura senza limiti”.
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