Parla di amore Francesco, nell’Udienza generale di oggi, a tre giorni dalla chiusura del Sinodo che da circa tre settimane si interroga su presente e futuro della famiglia. L’amore, cioè, su cui si basa una intera famiglia, l’amore tra i coniugi, l’amore tra genitori e figli, l’amore che si riflette nella cura degli anziani, l’amore che è una promessa.
“Si può dire che la famiglia vive della promessa d’amore e di fedeltà che l’uomo e la donna si fanno l’un l’altra”, dice il Papa, “essa comporta l’impegno di accogliere ed educare i figli; ma si attua anche nel prendersi cura dei genitori anziani, nel proteggere e accudire i membri più deboli della famiglia, nell’aiutarsi a vicenda per realizzare le proprie qualità ed accettare i propri limiti”.
Questa promessa coniugale, aggiunge, “si allarga a condividere le gioie e le sofferenze di tutti i padri, le madri, i bambini, con generosa apertura nei confronti dell’umana convivenza e del bene comune”. Si allarga quindi a tutta l’umanità, perché – sottolinea il Santo Padre – “una famiglia che si chiude in sé stessa è come una contraddizione, una mortificazione della promessa che l’ha fatta nascere e la fa vivere”.
Al concetto di amore si legano quelli di fedeltà e libertà. “Ai nostri giorni l’onore della fedeltà alla promessa della vita famigliare appare molto indebolito”, afferma il Pontefice, osservando che, da una parte, “un malinteso diritto di cercare la propria soddisfazione, a tutti i costi e in qualsiasi rapporto, viene esaltato come un principio non negoziabile di libertà”; dall’altra, “si affidano esclusivamente alla costrizione della legge i vincoli della vita di relazione e dell’impegno per il bene comune”.
In realtà, però, “nessuno vuole essere amato solo per i propri beni o per obbligo”, rimarca Bergoglio. L’amore, come l’amicizia, devono la loro forza e bellezza proprio alla capacità di generare “un legame senza togliere la libertà”. “L’amore è libero, la promessa della famiglia è libera e questa è la bellezza! Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio”.
Dunque, libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, ma anzi “si sostengono a vicenda, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali”, dice il Papa. Basti pensare ai “danni” che producono, nella civiltà della comunicazione globale, “l’inflazione di promesse non mantenute, in vari campi, e l’indulgenza per l’infedeltà alla parola data e agli impegni presi!”.
Sì, sottolinea il Pontefice, “è una promessa di impegno che si auto-avvera, crescendo nella libera obbedienza alla parola data”. È “una fiducia che ‘vuole’ essere realmente condivisa”. È “una speranza che ‘vuole’ essere coltivata insieme”. I nostri nonni ricordano infatti quei tempi in cui “una stretta di mano era sufficiente perché c’era la fedeltà alle promesse!”.
Questo che è “un fatto sociale”, commenta Francesco, trae origine nella famiglia, “nella stretta di mano dell’uomo e la donna per andare avanti insieme, tutta la vita”. In questo senso, “la fedeltà alle promesse è un vero capolavoro di umanità! Se guardiamo alla sua audace bellezza, siamo intimoriti, ma se disprezziamo la sua coraggiosa tenacia, siamo perduti”.
“Nessun rapporto d’amore – nessuna amicizia, nessuna forma del voler bene, nessuna felicità del bene comune – giunge all’altezza del nostro desiderio e della nostra speranza, se non arriva ad abitare questo miracolo dell’anima”, scritto nella creazione di Dio.
Il Papa ribadisce dunque fermamente che “l’onore alla parola data, la fedeltà alla promessa, non si possono comprare e vendere. Non si possono costringere con la forza, ma neppure custodire senza sacrificio”. “Nessun’altra scuola può insegnare la verità dell’amore, se la famiglia non lo fa”, soggiunge, e “nessuna legge può imporre la bellezza e l’eredità di questo tesoro della dignità umana, se il legame personale fra amore e generazione non la scrive nella nostra carne”.
Allora bisogna “restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore” e “sottrarre alla clandestinità il quotidiano miracolo di milioni di uomini e donne che rigenerano il suo fondamento famigliare, del quale ogni società vive, senza essere in grado di garantirlo in nessun altro modo”.
Anche la Chiesa – chiosa Francesco – deve trovare in questo legame familiare, specchio del legame del Signore e della Chiesa, “una benedizione da custodire e dalla quale sempre imparare, prima ancora di insegnarla e disciplinarla”. “L’amore per la famiglia umana, nella buona e nella cattiva sorte, è un punto d’onore per la Chiesa! Dio ci conceda di essere all’altezza di questa promessa”, conclude il Papa.
E chiede preghiere per i Padri del Sinodo, affinché “il Signore benedica il loro lavoro, svolto con fedeltà creativa, nella fiducia che Lui per primo, il Signore, è fedele alle sue promesse”.