Di Luca Marcolivio
Un Sinodo “faticoso” ma “è stato un vero dono di Dio, che porterà sicuramente molto frutto”. Con queste parole, all’inizio dell’’Angelus di stamattina, papa Francesco ha commentato la conclusione delle tre settimane di assemblea, segnate da un “lavoro intenso, animato dalla preghiera e da uno spirito di vera comunione”.
La parola “sinodo”, ha sottolineato il Santo Padre, significa “camminare insieme”. Il Pontefice e padri sinodali hanno quindi vissuto “l’esperienza della Chiesa in cammino, in cammino specialmente con le famiglie del Popolo santo di Dio sparso in tutto il mondo”.
Citando la prima Lettura odierna (Ger 31-8-9), Francesco ha ricordato che “questa Parola di Dio ci dice che il primo a voler camminare insieme con noi, a voler fare ‘sinodo’ con noi, è proprio Lui, il nostro Padre”.
Il “sogno” di Dio di sempre è “quello di formare un popolo, di radunarlo, di guidarlo verso la terra della libertà e della pace”. In questo popolo non vengono esclusi ma accolti “i poveri e gli svantaggiati”. È una sorta di “famiglia di famiglie”, in cui “chi fa fatica non si trova emarginato, lasciato indietro, ma riesce a stare al passo con gli altri, perché questo popolo cammina sul passo degli ultimi”.
Il Signore si è fatto “povero con i poveri, piccolo con i piccoli, ultimo con gli ultimi” non per “escludere i ricchi, i grandi e i primi, ma perché questo è l’unico modo per salvare anche loro, per salvare tutti”.
Il Papa ha poi confidato di aver confrontato la “profezia del popolo in cammino” con la “realtà drammatica” dei “profughi in marcia sulle strade dell’Europa”; anche a loro Dio dice: «Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni».
Le “famiglie più sofferenti, sradicate dalle loro terre” sono state moralmente presenti al Sinodo, nelle preghiere dei padri, nelle loro discussioni e “attraverso la voce di alcuni loro Pastori presenti in Assemblea”.
“Queste persone in cerca di dignità – ha proseguito Bergoglio – queste famiglie in cerca di pace rimangono ancora con noi, la Chiesa non le abbandona, perché fanno parte del popolo che Dio vuole liberare dalla schiavitù e guidare alla libertà”.
Nella Parola di Dio di oggi, dunque, “si rispecchia sia l’esperienza sinodale che abbiamo vissuto, sia il dramma dei profughi in marcia sulle strade dell’Europa”, ha detto il Pontefice, prima dell’invocazione finale a Dio, perché “per intercessione della Vergine Maria, ci aiuti anche ad attuarla in stile di fraterna comunione”.