Se da un lato i Paesi europei che prima non venivano toccati direttamente dagli arrivi massicci si stanno rendendo conto di cosa vuol dire gestire l’emergenza, “dall’altro le direttive europee – osserva Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana – stanno imponendo all’Italia una situazione a maglie strette che può diventare scottante: a molti africani sub-sahariani viene dato il foglio di via appena sbarcati in Sicilia, facendoli cadere in una immediata situazione di irregolarità sul territorio italiano. Così l’opinione pubblica rischia di percepire la presenza di migranti solo come irregolari”. “L’idea che l’Europa protegga solo alcune categorie di persone e altre no, a seconda della nazionalità, è discriminatorio e inaccettabile – afferma Forti -. Si creano così migranti di serie A e di serie B. Di contro i ricollocamenti dall’Italia verso altri Paesi europei hanno cifre imbarazzanti: solo 66 verso la Svezia e la Finlandia”. Nel frattempo le diocesi italiane stanno reagendo molto bene all’invito di Papa Francesco ad accogliere i profughi: in pochi giorni 700 disponibilità che confluiranno nel progetto “Un rifugiato a casa mia”, inizialmente previsto per sole 200 persone. Si darà la seconda accoglienza in parrocchie e famiglie a chi ha già un permesso per restare in Italia, in collegamento con la Caritas o altro ente gestore.