GROTTAMMARE – Densa l’attività dei Musei Sistini del Piceno in questo periodo. Domenica 25 ottobre sono infatti terminati la serie di incontri, iniziati nel mese di agosto, denominati ‘giornate sistine’ tenutesi presso il Teatro dell’Arancio nel vecchio incasato di Grottammare.
Don Vincenzo Catani, ha presentato “Gli Avisi del 1585, primo anno di pontificato di Sisto V”. Si tratta delle notizie inviate settimanalmente da Roma dall’ambasciatore del Duca d’Urbino presso la corte pontificia alla corte urbinate. Il volume manoscritto si trova presso la Biblioteca Vaticana. Dalla lettura (don Vincenzo sta trascrivendo l’intero tomo di quasi 500 fogli manoscritti) emergono le notizie più disparate: da quelle ufficiali fino a quelle quotidiane, compresi i pettegolezzi di corte, le curiosità della vita romana, le ristrettezze della vita economica, il taglio delle spese operate dal papa. L’ambasciatore però, invia anche le notizie che provengono da tutta Europa, a cominciare dagli Stati italiani, fino alle notizie provenienti dalla Spagna, Francia, Vienna, Olanda, Inghilterra e Costantinopoli. Ne risulta un caleidoscopio di notizie disparate che immerge il lettore nella storia europea di fine Cinquecento. Don Vincenzo ha presentato il manoscritto, che spera di pubblicare, insieme ai tomi degli altri quattro anni del pontificato sistino, in vista del quinto centenario della nascita di papa Sisto, che cadrà nel prossimo 2021.
Paola Di Girolami invece, direttrice dei Musei Sistini, ha illustrato il complesso restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze del reliquiario donato da Sisto V alla città di Montalto. Dopo averne delineato la genesi e le curiose vicissitudini, che lo ha visto nascere alla corte del re di Francia Carlo V (1364- 1380), per poi passare a quella di Federico IV D’Asburgo (con ogni probabilità il reliquiario faceva parte della dote di Caterina D’Asburgo, figlia del fratello di Carlo V) e alla corte di Leonello D’Este quando lui lo acquista da un mercante tedesco, fino alla presenza nell’inventario del cardinale Barbo che poi diventerà Papa Paolo II. Nelle botteghe orafe papale Sisto V lo vede e ne fa dono a Montalto sua ‘Patria carissima’ .
La lettura iconografica che Pola Di Girolami ha proposto, è stata quella a partire dei due passi del Credo incisi nei cartigli dei due angeli alla sommità del prezioso manufatto e individuati da Filippo Trevisani, con i quali tutta l’opera si spiega, svelandosi come una vera e propria professione di fede attraverso i vari episodi della Passione di Cristo che emergono dagli sfavillanti e preziosi smalti. Essi infatti sono stati stesi su elementi in oro puro contornati da perle, zaffiri e rubini (spinelli). Dopo aver analizzato le vari fasi del restauro, sono state prese in esame le cause del degrado che hanno condotto al restauro a partire da quando Mons. Giuseppe Chiaretti lo aveva posto al riparo presso le Suore Clarisse di Montalto e al suo successivo trasferimento presso il Museo diocesano. I rilevamenti climatici sono durati tre anni e molti gli affascinanti sopralluoghi dell’Opificio prima del restauro, illustrati da efficaci immagini. Per finire sono state mostrate le fasi del progetto di adeguamento della vetrina espositiva con sofisticati sistemi di regolazione climatica, previsti anche per la sala espositiva. Inaspettate infine, le immagini mostrate per il viaggio di trasferimento del Reliquiario da Firenze a Montalto dalla doppia cassa imbottita con curiosi cuscinetti e sensori, alla scorta anti tamponamento dei Carabinieri del nucleo tutela del Patrimonio artistico delle regioni della Toscana, dell’Umbria e delle Marche.
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