DIOCESI – Prosegue la nostra “rubrica dal carcere” leggi i precedenti articoli curata dai volontari della nostra diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto del gruppo “Il Mosaico”.
Questa settimana i volontari hanno chiesto ai detenuti di rivolgersi ai migranti, vi proponiamo due racconti.
Mi chiamo Marius, sto qui da un anno e mezzo. Dopo aver letto la lettera del Papa sul Giubileo straordinario penso che prima o poi tutti i carcerati arrivano a pentirsi dell’errore che hanno fatto! Può succedere che fuori, nella vita, si sbaglia senza accorgersi, senza rendersi conto, a causa dell’inesperienza, della giovane età, degli incontri sbagliati.
Però poi la durezza del carcere ti fa vedere com’ è veramente la vita, ti fa capire il significato delle cose e l’importanza di alcune cose rispetto ad altre: gli anni di lontananza dalla famiglia, la perdita di libertà, di dignità, del lavoro mettono tutti di fronte al proprio errore e tutti si pentono! Ne sono Certo!
Poi può succedere che, di nuovo fuori, si sbagli ancora a causa del fatto che è più difficile trovare lavoro, reinserirsi nella società: tutti ti guardano male, sei un ex carcerato!
Io penso che tutti meritano una seconda possibilità nella vita, per dimostrare a se stessi e al mondo la loro parte migliore, che si può fare molto meglio di così e come dice il Papa “portare il loro contributo onesto”.
Mi chiamo Antonio e sono un detenuto da quattro mesi per reati poco importanti e non sto qua a raccontare i motivi. Però da quando mi trovo in questo carcere penso che mi hanno tolto la dignità. Mi vergogno moltissimo di questo momento della mia vita sia come padre e marito che come uomo. Sono molto deluso da questo “sogno” che sto vivendo e non vedo l’ora di svegliarmi. Non nascondo che tutte le sere dopo aver visto il tg chiedo perdono anche piangendo, prima per tutti e poi per i miei errori, fatti tanti anni fa e che oggi sto pagando pensando sempre alla mia vita con i miei figli e mia moglie. Mi auguro che finito tutto questo lei sia sempre la stessa. Alla mia famiglia ho cercato di trasmettere quei valori cristiani che mi sono stati trasmessi da mia madre, donna unica, non perché è mia madre.
Nelle ultime sere sento il Papa che parla del Giubileo a cui stiamo andando incontro, mandando pensieri molto forti al mondo: tutti siamo chiamati al pentimento e al perdono reciproco di fronte alla misericordia di Dio. Spero di cuore che anche solo una piccola percentuale di queste parole così profonde ed importanti venga accolta e ricordata dalle persone. Spero nel Papa, che con i suoi discorsi entri nel cuore di tutti per farci diventare più misericordiosi, farci cambiare, far cambiare le regole di questo mondo che invece di andare avanti va indietro, pensando solo a ricchezze ed arrivismo. Io mi auguro di poter andare al Giubileo di persona e con le persone più importanti della mia vita: Anna mia moglie, Gegge mio figlio più grande e Alessio mio figlio più piccolo che amo tantissimo. Spero di farmi perdonare di questo errore commesso molti anni fa e di non farli più vergognare ma farli essere orgogliosi del loro padre.
Tutti insieme nel corso di laboratorio scrittura, abbiamo letto la lettera che il Papa ha scritto il 1 settembre riguardo il Giubileo di quest’anno.
Subito ci accorgiamo del tono di Papa Francesco che ci invita tutti ad essere misericordiosi nel rapporto con il prossimo. Noi crediamo che la parola “misericordia” sia un vocabolo difficile da comprendere a primo impatto e dopo averne capito il significato ci siamo accorti che è molto più difficile metterla in atto. Per noi la misericordia è in poche parole accettare gli errori e i difetti degli altri. Questa è la nostra semplice interpretazione. Papa Francesco nella lettera spiega con queste parole: la misericordia è la via che unisce Dio all’uomo perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il nostro peccato. Certamente il significato svelato con le parole di Papa Francesco, rende un’idea più specifica di quanto possa essere profonda e significativa questa parola. I volontari, oggi, ci hanno spiegato che il Giubileo è l’anno in cui ci si reca alla Porta Santa ed attraversandola i peccati vengono perdonati . Logicamente il rito comprende anche la Confessione. A riguardo Papa Francesco evoca i carcerati e la loro impossibilità di recarsi alla Porta Santa e ci spiega, con una dolcezza degna di nota, che per noi la Porta Santa può essere semplicemente la porta della nostra cella. Questa lettera oggi ci ha fatto riflettere molto e come sempre, Papa Francesco si è dimostrato caritatevole e di un’anima con una sensibilità che pochissime persone posseggono al giorno d’oggi.
Ringraziamo i volontari del corso per il tempo che ogni volta dedicano a noi e soprattutto per le cose che ci insegnano. Di Alessio
0 commenti