«Ripartire dalla famiglia è la vera urgenza: significa ripartire dalle nostre famiglie reali e dalla voglia di famiglia che, nonostante ostacoli e confusioni, non si è spenta nelle giovani generazioni. Ci aiuta in questo l’immagine della Trinità: le tre persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo, sono tali perché sono in relazione. Ognuna delle tre Persone è tale perché si dona, “è” perché “è per”» (Vescovi marchigiani, Lettera Pastorale, p. 7).
In un tempo in cui l’umano sembra compromesso, abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi nelle relazioni autentiche con Gesù Cristo e con le persone.
La famiglia diventa il luogo più nitido e concreto in cui si rispecchia il mistero trinitario di Dio.
Da quanto emerso nei laboratori sui 5 verbi vissuti, rendere la famiglia “cuore e metodo” dell’agire pastorale delle nostre Chiese locali potrebbe tradursi:
–in un’attenzione privilegiata alle famiglie, che sono le famiglie reali, e non ideali, e in un accompagnamento in alcuni passaggi cruciali della loro esistenza: l’arrivo di un figlio, il rapporto con i figli divenuti adolescenti, una crisi coniugale, l’esperienza della malattia e della sofferenza in cui una famiglia ha bisogno di sollievo …
-nel far sì che le famiglie siano sempre più soggetti nell’annuncio del Vangelo e nell’agire pastorale, non in quanto “spremute” nei molti servizi, ma perché messe nella condizione di mettere sempre più a frutto il loro carisma: andare a conoscere le nuove famiglie o le nuove forme di vita affettiva con le famiglie, percorsi di iniziazione alla vita cristiana che abbiano come primi catechisti i genitori …
-aiutare le famiglie a mantenersi aperte, favorire una dimensione comunitaria tra famiglie come “scuola” di relazioni autentiche
-da parrocchie clerico – centriche a comunità in cui si realizzano nuove alleanze tra carismi e ministeri, una rinnovata alleanza tra coniugi, presbiteri e persone consacrate per annunciare il Vangelo e l’educazione delle nuove generazioni (con auspicabili esperienze di vita comune) …
-far sì che le parrocchie assumano la famiglia come stile e metodo: la cura degli organismi di partecipazione come cenacoli di comunione e di discernimento comunitario, dare continuità allo stile vissuto nel secondo Convegno Ecclesiale delle diocesi marchigiane
-che le parrocchie, assumendo la fisionomia della famiglia, diventino comunità dalle relazioni calde, affettuose, che sanno accogliere, accompagnare e prendersi cura, in cui ci si dice la verità nella misericordia, in cui risuonano più volte le parole “permesso”, “scusa”, “grazie”, in cui le diverse generazioni sono sempre in dialogo, in cui si assumono i conflitti per una comune crescita, in cui ci sia apertura al mondo senza mondanizzarsi e continuo dialogo con il territorio e le istituzioni, in cui, perché ci si accoglie ogni giorno a vicenda, si è pronti ad accogliere insieme lo straniero e il rifugiato, in cui la misericordia è la cura della vita soprattutto nelle nuove generazioni, negli anziani, dove essa è più fragile e delicata.