“Invito i politici a provare a ospitare per una settimana un disabile gravissimo, con tutte le sue necessità di essere accompagnato in bagno, pulito, lavato e imboccato ventiquattro ore su ventiquattro: solo allora si avrebbe la giusta cognizione di cosa serve a un disabile grave”. È uno dei passaggi della lettera inviata da Marietta Di Sario, sessantenne malata di poliomielite dall’età di quattro anni, invalida civile al 100% e costretta sulla carrozzina. La donna, socia Unitalsi, scrive a Papa Francesco, Sergio Mattarella, Pietro Grasso, Laura Boldrini e Beatrice Lorenzin dicendo di sentirsi abbandonata dallo Stato e chiedendo di “aprire gli occhi e il cuore sulla dolorosa e gravissima realtà dei disabili gravi e dei familiari che li assistono”. Nel 2015, scrive ancora Di Sario, “al Fondo per le non autosufficienze sono stati tagliati 75 milioni di euro: invece di aumentare il sostegno alla disabilità, si costringe a fare dell’assistenza un onere esclusivo della famiglia”. “Un’altra conferma di questa enorme distanza tra politica e Paese reale è la notizia di questi mesi sul nuovo conteggio dell’Isee” e l’intenzione del governo di “introdurre limiti di reddito all’indennità di accompagnamento concessa ai cittadini non autosufficienti che abbiano superato i sessantacinque anni”.