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Ospedale San Benedetto, Vescovo Carlo: “Dio vuole che impariamo a costruire insieme ciò che permette di rispondere meglio a tutti i nostri bisogni umani”

Di Floriana Palestini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il vescovo Carlo Bresciani ha fatto visita all’ospedale di San Benedetto per celebrare la S. Messa in onore della patrona, la Madonna del Soccorso. Presenti alla celebrazione anche una rappresentanza del personale medico dell’ospedale insieme a familiari dei dipendenti, poiché si trattava anche di una messa in suffragio dei defunti dipendenti e pazienti dell’ospedale stesso. Durante l’omelia, il vescovo Carlo ha ricordato quanti operano mossi da carità e misericordia all’interno dell’ospedale, istituzione fondamentale in una società: «Nella lettera ai Romani san Paolo, dopo aver percorso la storia della salvezza, giunge ad un capitolo in cui afferma che la legge del Vangelo si può riassumere in un principio, quello della carità. Penso che ciò possa calarsi bene nella festa che stiamo vivendo, la celebrazione della Madonna del Soccorso: stiamo celebrando in un ospedale, uno dei luoghi in cui la carità verso il prossimo si manifesta particolarmente, attraverso il prendersi cura del bisognoso e andandogli incontro. Forse siamo un po’ troppo abituati a pensare alla carità come al gesto da persona a persona, un rapporto diretto tra due individui.

Un atto di carità è anche mettersi insieme e costruire un ospedale: infatti, se curare le persone è un atto di carità, creare le condizioni perché ciò possa essere compiuto con pertinenza e adeguatezza, è certamente un atto di carità anch’esso.

Compie la carità chi sta in amministrazione per far sì che l’ospedale stia in piedi; così colui che studia nuove pratiche terapeutiche, anche se non incontra direttamente il paziente. Sta vivendo la carità anche chi in università siede in cattedra e prepara bene i nuovi medici che a loro volta cureranno i pazienti.

Nel caso dell’ospedale, si devono tenere presenti diverse dimensioni: l’istituzione, il sistema economico, i laboratori di ricerca, il personale e via dicendo. Tutto questo è verissimo, ma noi siamo qui a pregare. C’è un altro atto  di carità, infatti, che è la preghiera: lo è veramente se prima facciamo tutto quanto è nelle nostre possibilità per aiutare chi ha bisogno. Se un uomo mi chiede un aiuto concreto, non posso rispondergli “dirò una preghiera per te”, non posso non aiutarlo. La preghiera non è in questo caso un atto di carità, diventa semplicemente un lavarsene le mani.

Come dice san Paolo, dobbiamo comprendere la carità in tutte le sue decisioni, anche partendo dal luogo in cui stiamo celebrando questa eucarestia. Magari anche chi consapevolmente non è cristiano ma si dona con passione e cerca di aiutare e curare i malati, sta vivendo qualcosa di buono, di positivo; forse non ha compreso il significato della comunione con Dio che quel gesto comporta, ma è un gesto buono e certamente positivo.

Tutta la Chiesa, come ha voluto papa Francesco, si sta preparando al Giubileo della Misericordia e la misericordia rimanda immediatamente al modo di vivere la carità. La Chiesa italiana vivrà il convegno di tutta la Chiesa a Firenze, per riflettere sul nuovo umanesimo, di fronte al nuovo progresso culturale, scientifico e tecnico che stiamo vivendo. Il progresso in sé può diventare un atto di carità, dipende da come lo usiamo: possiamo usare tutto in bene o in male. Il progresso in sé permette di rispondere meglio ai tanti bisogni dell’uomo, non solo dal punto di vista medico ma anche dal punto di vista culturale, dello sviluppo generale della persona.

Secondo san Paolo, infatti, tutto quanto di bene possiamo fare, nelle relazioni personali, economiche, sociali, esprime la capacità di essere solidali, di costruire ciò che ci aiuta reciprocamente; al contrario, ciò che distrugge e divide, ciò che non pensa a costruire qualcosa di nuovo per il futuro, non è carità. Dio vuole che impariamo a costruire insieme ciò che permette di rispondere meglio a tutti i nostri bisogni umani. Per questo preghiamo: che il Signore ci aiuti a comprendere la carità e a viverla meglio, e aiuti tutte i degenti in questo ospedale e tutti coloro che si preoccupano di pensare, di studiare, di organizzare, perché le persone possano essere curate. Preghiamo perché tutto ciò sia animato da questa intenzione e perché attraverso ciò, il volto di Dio che si piega su colui che ne ha bisogno, possa rendersi presente concretamente in mezzo a noi».

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