Una “cultura dell’incontro” e “una teologia che sappia farsi carico dei conflitti ponendosi alle frontiere” sono alla base del “nuovo umanesimo che si genera dalla fede”. Ad affermarlo è monsignor Giuseppe Lorizio, ordinario di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Lateranense, nella relazione introduttiva ai lavori nei gruppi che si aprono oggi, terza giornata del convegno ecclesiale nazionale in corso a Firenze. Questo nuovo umanesimo si fonda sulla “nuova alleanza, realizzatasi in Cristo”, che “va vissuta e attualizzata nelle alleanze, spesso infrante o compromesse”, che ciascuno di noi “è chiamato a porre in atto” perché avvenga “ai diversi livelli una vera riconciliazione sul piano individuale e su quello comunitario”. L’attualizzazione di questa nuova alleanza, ha proseguito Lorizio, “pone l’agire ecclesiale delle nostre comunità in uno stato di conversione, aiuta a rifuggire la tentazione del ‘si è fatto sempre così’, spinge a superare una pastorale fondata sulle strutture” muovendo “verso l’attenzione alle persone”, dove “uscire, abitare, annunciare, educare, trasfigurare”, le cinque “vie” su cui si confronteranno i gruppi, non siano solo “slogan o delle formule, bensì costituiscano le motivazioni stesse del nostro personale impegno quotidiano”.