Una metodologia innovativa, che ha permesso a tutti di parlare confrontandosi in scioltezza e franchezza. Anche quando hanno preso la parola i vescovi, senza però mai monopolizzare il dibattito o intimidire chi voleva intervenire. È un coro di approvazione unanime, quello che da Firenze si leva a favore dei “tavoli” attorno a cui alla Fortezza da Basso si sono articolati i gruppi di studio del Convegno di Firenze, favoriti dalla presenza dei moderatori. Ne abbiamo ascoltati alcuni, uno per ogni “via” della Traccia – uscire, annunciare, educare, abitare, trasfigurare – in attesa delle conclusioni di oggi.

Abitare.

“Casa, famiglia, città, politica, cultura”.

Sono tanti i luoghi da “abitare”, verbo anche questo “trasversale” alla vita. Marisa Parato, responsabile nazionale della Conferenza Italiana degli Istituti Secolari, associa a questa “via” di Firenze il termine “conversione”, risuonato tra i tavoli del suo gruppo. “Conversione della Chiesa, dei cittadini, degli abitanti della polis”, a partire dal “vissuto storico-culturale dell’Italia”, che comporta la capacità di “riappropriarsi dei luoghi abitabili e di renderli nuovi, attraverso quello sguardo di umiltà, disinteresse e gratitudine chiesto dal Papa”. Decisivo è lo “stile di vita” del cristiano, fatto di “vicinanza, accompagnamento, ascolto, condivisione, interesse reale  per la persona che ci sta accanto”.

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