DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 15 Novembre.
A prima vista non sembra molto rassicurante la Parola della domenica appena trascorsa: il profeta Daniele scrive di “un tempo di angoscia come non c’era mai stata dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo”; nel Vangelo, Gesù ci parla di tribolazioni e di sconvolgimenti.
Cosa sta accadendo? Davvero ci viene dato un assaggio minaccioso di quello che ci aspetta alla fine dei tempi?
Leggiamo attentamente…
E’ vero, “le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”, dice il Vangelo, ma lasceranno il posto ad una Potenza più grande, alla gloria del Figlio dell’Uomo che verrà sulle nubi.
Sì, “le stelle cadranno dal cielo” ma, come dice il profeta Daniele nella prima lettura, “coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre”.
“Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce”, ma saranno “i saggi che risplenderanno come lo splendore del firmamento”.
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
E’ proprio così…la Parola di questa domenica non è una Parola di morte ma una Parola di vita, di vita nuova, di speranza, di resurrezione. La Parola di un Dio che, come ci dice l’antifona di ingresso alla liturgia, “ha progetti di pace e non di sventura, che ci esaudirà, che ci radunerà non perdendo nessuno dei suoi figli, cercandoci dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”.
Una Parola di consolazione di un Dio che è vicino, che è rivolto verso di noi, che ci chiama a vivere la nostra vita, che ci accompagna e ci custodisce affinché possiamo “stare in piedi”.
Un Dio che entra nella nostra vita “in quel tempo”, “in quei giorni” e proprio in quel tempo, in quei giorni, in quello che vivo della mia vita, mi salva. “In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro”: se ci lasceremo “segnare”, toccare, penetrare dalla Parola di questo Dio ogni giorno, potremo continuamente riscoprire pur nella tribolazione, pur nella paura, pur nella fatica dei nostri giorni, il Dio che ci risveglia alla Vita vera.
Solo questo abbandono può rendere stabili i nostri passi, il nostro camminare lungo il “sentiero della vita”, quella vita che è “gioia piena, dolcezza senza fine”.
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