SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo intervistato Betto Mandolini del gruppo “The Underground” che ci racconta la loro ultima esibizione presso il carcere di Marino del Tronto di Ascoli Piceno.
Come è nata la passione per la musica?
In realtà l’idea di formare una tribute band dei “Rolling Stones”, non è mia ma di Marco Salotti. Ci troviamo a San Benedetto del Tronto nel 1977, quando per il suo 12° compleanno, riceve in regalo un “Greatest Hits” del quintetto londinese; Lui suona già la chitarra elettrica da qualche mese, ma soltanto l’anno successivo ci incontriamo casualmente tra i banchi di scuola.
Come si è formato il vostro gruppo?
Marco ed io abbiamo interessi totalmente diversi. Un pomeriggio, dopo aver studiato insieme, ascoltiamo un album degli Stones ed immediatamente scatta la scintilla. Come batterista viene chiamato, Andrea Tullii, è un ex compagno di Marco ai tempi delle scuole elementari, e l’idea di formare una tribute band lo affascina molto mentre al basso chiamiamo Maurizio Barbizzi, un mio carissimo amico dell’oratorio. Il gioco è fatto: due chitarre, basso e batteria, quello che serve per suonare il Rock’n Roll.
La formazione attuale è composta da:
Alberto Gasparrini: voce, armonica e chitarra
Betto Mandolini: chitarra e voce
Marco Salotti: chitarra, voce, sitar, dulcimer e lap steel guitar
Maurizio Barbizzi: basso
Luciano Augello: batteria
Ci racconti qualche aneddoto simpatico successo in questi anni?
In questi 35 anni, ne sono successe tante di cose e ci sono stati moltissimi aneddoti curiosi. Una volta, a fine concerto si è avvicinato un tizio che ci ha chiesto: Ma dei Rolling Stones non suonate nulla? Immediata la risposta: Ci dispiace ma suoniamo esclusivamente brani dei Beatles.
Sabato 14 novembre vi siete esibiti in un concerto speciale. Come spettatori avete avuto i detenuti di Ascoli Piceno. Come è nata la collaborazione con il carcere di Marino del Tronto?
In realtà l’idea di suonare in un carcere non è nuova, ci pensavamo da diverso tempo ma non sapevamo come poter realizzare la cosa. Poi, casualmente Maurizio ha incontrato un suo vecchio amico che gli ha riferito di lavorare come guardia carceraria nella Casa Circondariale di Marino del Tronto. Grazie a lui, ha potuto contattare la Direttrice dell’Istituto che da subito ha manifestato interesse ed entusiasmo per la nostra iniziativa.
Cosa avete provato esibendovi di fronte ai detenuti del carcere? Quali sono state le vostre emozioni?
Ogni momento, dall’ingresso all’uscita, è stato programmato con precisione dalle guardie carcerarie.
All’interno c’è un grande spiazzo con un dipinto bellissimo; un veliero che sgretola un muro e vola verso la libertà. Abbiamo trovato da parte di tutto il personale, disponibilità e cortesia per non parlare della Direttrice, una persona veramente in gamba che ci ha mostrato gli spazi e descritto la vita carceraria.
Devo dire che i detenuti da subito hanno mostrato prima curiosità, poi interesse ed infine riconoscenza. Appena entrati ci hanno salutato cordialmente; ad uno ad uno ed in un attimo abbiamo sentito a cascata tutti i loro nomi.
A fine concerto però il saluto si è trasformato in un vero e proprio abbraccio. Hanno dal primo brano, battuto le mani e cantato a squarciagola mentre nel finale, si sono alzati tutti in piedi a ballare. Un volta usciti, prima di tornare a casa, ci siamo confrontati e tutti eravamo tremendamente emozionati, contenti e soddisfatti per quanto appena successo. Personalmente ricorderò per tutta la vita, questa esperienza particolare. Ora riprenderemo semplicemente a suonare nei locali e nelle piazze ma, nel caso in cui la Direzione, volesse riproporre la cosa, saremo ben felici di fare il bis.