Di Mario Passamonti
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Presso le sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto si sono tenute tre serate di incontro e spiritualità con il dom. Gianni Giacomelli, priore del monastero camaldose di Fonte Avellana, intorno al tema “Libertà e responsabilità nella Lettera ai Romani”.
C’è un luogo speciale a San Benedetto del Tronto, un luogo appartato dove si contempla la vita, l’autenticità è di casa e l’incontro non è mai casuale.
In questo luogo all’apparenza “chiuso”, le porte si spalancano all’accoglienza donando occasioni di ristoro spirituale al “viandante moderno” in cerca di “qualcosa di più”, oltre la quotidianità ma per dare un senso alla quotidianità.
Dio ci salva gratis
In tutta la Bibbia Dio è visto come il liberatore, ossia colui che separa l’uomo dalla schiavitù (a partire dal Popolo di Israele in Egitto); l’uomo liberato, ossia santo in quanto amato, è chiamato ad annunciare la Buona notizia affinché anche i suoi fratelli vengano separati dalla schiavitù verso la libertà: l’effetto della liberazione è la “conversione da creatura a figlio”. Dunque la conversione è il frutto della salvezza non il contrario che molti pensano “se ti converti verrai salvato”; l’uomo è stato liberato gratuitamente, non deve pagare alcun riscatto: l’uomo non deve “sforzarsi” con le opere per “guadagnare” la salvezza, può solamente aderire a questa offerta gratuita di salvezza
Le tre forma del Peccato
Secondo San Paolo sono tre le forme che può assumere il peccato: idolatria, giudizio e ipocrisia.
Queste tre forme sono tra loro interdipendenti e si autoalimentano se non vengono in qualche modo spezzato questo loro legame.
L’idolatria, è una distorsione dell’immagine di Dio, che non viene riconosciuto per quello che è, viene creata una immagine falsa che non esiste ed allo stesso tempo l’uomo si fa una falsa immagine di se stesso: viene svalutato sia Dio che l’uomo
Il giudizio, è una distorsione dell’immagine dei fratelli, è come se l’uomo si sostituisse a Dio nel guardare e giudicare il mondo: il giudizio è il frutto dell’idolatria che svaluta anche il valore dell’uomo
L’ipocrisia, è una distorsione dell’immagine di se stessi, si proclama una propria identità ma poi se ne agisce una diversa anzi opposta, l’esatto contrario dell’uomo autentico.
Di fronte al peccato che si autoalimenta (ciascuna forma ne alimenta l’altra e poi ritorna a se, come una spirale, un circolo vizioso, chiuso in se), San Paolo afferma che la legge ha fallito, non essendo stata capace di “governare gli uomini” (lui ne aveva fatto esperienza essendo dottore della legge) e dunque occorre trovare un’altra strada che vada in soccorso della legge
Dalla Giustizia alla giustificazione
La giustizia non è più mediata dalla legge ma dall’Amore; Dio ha atteso gli uomini (la pazienza di Dio) fino al momento in cui sonno stati in grado di comprendere appieno il su amore (“ per la vostra durezza di cuore vi è stato detto, ma io vi dico …): poi ha mandato il Figlio.
Il Figlio ha dato compimento a quel patto d’amore (alleanza) che già ai tempi di Mosè Dio aveva offerto agli uomini che non l’avevano interpretata come una proposta d’Amore ma come un obbligo. Con Gesù, morto e risorto, è chiaro che la giustizia è la manifestazione di un rapporto id fiducia e di stima tra Dio e l’uomo (al di la della legge). Ciò che giustifica (rende giusti) è il rapporto profondo d’amore tra Dio e l’uomo: da questa giustificazione nasce la legge dentro l’uomo, che dunque non viene percepita più come un obbligo esterno ma una esigenza che nasce dall’interno.
La responsabilità: nasce l’uomo nuovo
La giustificazione che abbiamo ricevuto come dono è una porta spalancata alla vita nuova, che ora posiamo vivere perché abbiamo sciolto il legame con il peccato: rimettendo Dio al centro (giusta immagine di Dio), la caduta del giudizio sul mondo (giusta immagine del fratello), riuscendo a vedere anche noi stessi come realmente siamo (cade l’ipocrisia). Di fronte alla giustificazione (dono gratuito della vita) l’uomo può rispondere con la responsabilità, ossia può agire da giusto facendo la volontà di Dio, perché riesce a guardare il mondo con lo sguardo di Dio. Non più un obbligo ma da una esperienza di giustificazione-liberazione gratuita, l’esigenza di una rispondere allo stesso modo ( … vai e anche tu fa lo stesso … gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date …)
Libertà è rispondere a ciò che si è
L’uomo giustificato (liberato dalla schiavitù del peccato) gratuitamente da Dio, può vivere questa libertà con responsabilità (capacità di rispondere) ossia liberando a sua volta dalla schiavitù le persone che incontra sulla sua strada.
“Non uniformatovi a questo mondo ..” dice San Paolo, ossia esorta gli uomini a non assumere la forma di questo mondo dove spesso il potere (economico, politico ma anche religioso) genera dolore e schiavitù, ma ad agire in forza della “giustificazione ricevuta” da uomini liberi che denunciano le storture e soprattutto annunciano la Buona Novella attraverso chiare scelte di vita orientate alla ricerca del Bene comune. “Un popolo nasce quando le misericordie di Dio diventano un patrimonio comune”.
… ed in fine grazie
A Dom Gianni Giacomelli, priore del Monastero di Fonte Avellana, che per tre sere ci ha guidato (letteralmente prendendoci per mano) nella lettura della lettera di San Polo ai Romani, analizzando la tematica “Libertà e responsabilità” (di cui questo articolo ne vuole essere una breve sintesi), portando alla luce tutta la bellezza legata alla profondissima esperienza di fede dell’”Apostolo delle genti”.
Alle suore clarisse del Monastero Santa Speranza per la loro ospitalità e la loro attiva presenza nella nostra Diocesi: preghiera, contemplazione e occasione di confronto su attualissime tematiche religiose.