MONTEPRANDONE – Una veste estremamente povera e semplice, un vestito di sacco. Essenziale, rispecchia l’ordine francescano. E’ la tonaca di San Giacomo della Marca, presentata dopo il restauro presso il Santuario di San Giacomo della Marca giovedì 19 novembre. Presenti Stefano Stracci, Sindaco di Monteprandone che ha rivolto I saluti iniziali, la dott.ssa Raffaella Chiucconi, restauratrice, la dott.ssa Paola di Girolami, direttrice dei Musei Sistini delle Marche e P. Lorenzo Turchi, Direttore del centro studi San Giacomo della Marca e Guardiano del Convento.
La dott.ssa Chiucconi ha espresso la sua soddisfazione per l’opportunità di rendere vivibile e trasportabile una reliquia. Un lavoro emozionante, al di la del tessuto antico, perchè appartenuto a San Giacomo della Marca. “Il tessuto ha una storia che trasmette in maniera abbastanza intensa.”
La tonaca francescana ha una storia affascinante. S. Francesco si era posto il quesito di come dovesse essere la tonaca per sé stesso ed i frati del suo nuovo ordine. Chi l’avesse indossata, avrebbe rappresentato una scelta precisa, una scelta di vita che avrebbe identificato i valori della via che stava abbracciando. La Tonaca aveva la forma del Tau, simbolo della croce che abbraccia esteriormente chi sceglie la vita consacrata. Lo stesso San Francesco chiedeva ai frati di aver cura della propria tonaca. Erano costoro che tessevano e cucivano, utilizzando sempre la stessa tecnica semplice ma efficace con telai rudimentali, che produceva un tessuto compatto, caldo e resistente. La tonaca era di lana, di diversi colori, non tinta perchè realizzata in lana grezza. Ad ogni lavaggio, dopo acqua e cenere, i frati immergevano le tonache in tinozze in cui maceravano piante tanniniche. I bagni scuri coprivano le macchie ed avevano una funzione fungicida. Ciò spiega la cura che il frate aveva della propria tonaca, unica cosa che possedeva.
La particolarita della restaurata tonaca di San Giacomo è rappresentata dai cosiddetti “tagli della fede”, netti, realizzati con le forbici da persone che intendevano portar via porzioni di tessuto, per lo più di forma circolare.
Non c’è una datazione esatta a cui far risalire la tonaca, si suppone possa essere l’ultima indossata da San Giacomo prima del transito, che proveniva da un’altro convento e non era presente nella catalogazione del 500 del sito di Monteprandone.
P. Lorenzo Turchi definisce la tonaca un “frammento della storia del Santo” ed il coinvolgimento della dott.ssa Raffaella Chiucconi “una partecipazione che mi ha toccato”. San Giacomo nei suoi codici racconta dell’emozione della prima tonaca ricevuta quando era novizio sul monte della Verna dalle mani di San Bernardino, confezionata dal Santo stesso, un gesto che ha contraddistinto la sua vita, il passaggio dall’abito secolare ad abito religioso. Altro episodio raccolto nei sermoni riporta una testimonianza del 1460 curata dal biografo fra Venenzio, quando Giacomo ancora in vita era già un Santo da incontrare e da toccare. La folla si accalcava intorno al frate taumaturgo. Durante la recita del sermone, qualcuno toccava la tonaca, altri il cappuccio, altri gli zoccoli, altri erano pronti con le forbici. Giacomo rispondeva con umiltà, “Chi me tira la Cappa, chi me tocha i zocoli”.