“Abitare il lavoro ai tempi del JobsAct” è stato il titolo del Seminario nazionale di studio promosso dal MLAC-Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, che si è svolto il 21 Novembre a Padova. Una piccola delegazione del Mlac diocesano ha partecipato cogliendo questa opportunità di formazione e incontro a livello nazionale per crescere e prendersi cura con responsabilità della propria vita cristiana, del proprio servizio ecclesiale e associativo, con questa attenzione al mondo del lavoro a cui anche papa Francesco continuamente richiama “riscrivendo quasi una nuova Laborem Excercen attualizzata a questi tempi” ha detto Simona Loperte segretaria nazionale del Movimento. Il seminario è stato l’occasione per riflettere su quali siano i criteri utili per verificare gli effetti della riforma del lavoro, insieme alla segretaria, Simona Loperte e a don Marco Cagol, incaricato della Pastorale sociale della diocesi di Padova.
“Essendo già stato presentato il Jobs Act nel suo aspetto più tecnico al Campo Nazionale di Agosto scorso, a cui abbiamo partecipato” ha dichiarato Antonella Simeni segretaria Mlac diocesana, “in questa occasione si è approfondita maggiormente la ricaduta che lo stesso sta avendo nella società italiana.” Francesca Benigni ha spiegato che nel seminario “A partire da uno dei cinque verbi che hanno guidato la riflessione dell’appena concluso Convegno ecclesiale di Firenze, l’abitare, sono stati declinati tre criteri indispensabili per poter valutare l’efficacia della riforma, pensata all’interno di un processo dinamico più ampio. I criteri sono quelli dell’ecologia, così come la presenta papa Francesco nella Laudato Si, dell’inclusione, cioè il tendere all’evitare lo scarto, e della cultura del lavoro. Punto di partenza fondamentale e irrinunciabile rimane e è la Dottrina Sociale della Chiesa, non come panacea di tutti i mali, ma come orizzonte irrinunciabile affinché sia sempre al centro dei nostri processi la dignità della persona umana, di cui il lavoro è parte integrante.”
“Infatti scopo del seminario” ha ricordato Teresa di Buò “non è stato quello di dare risposte o soluzioni ai problemi sottesi alla riforma, ma quello di fornire strumenti utili per poter effettuare una valutazione concreta della situazione nell’attuale momento, strumenti applicabili anche in altri contesti e percorsi sociali, ecclesiali e associativi.” E quindi anche nel nostro contesto locale e diocesano, luogo da abitare, di annuncio e di impegno concreto del Mlac diocesano, nel quale avviare processi, come dice papa Francesco e non occupare spazi.