“A livello interno abbiamo sconfitto il terrorismo con i soli strumenti penali. Credo che nel caso del terrorismo internazionale si debba fare anche altro: favorire la cooperazione internazionale; fare di più sul piano organizzativo delle investigazioni in Rete, perché la jihad viaggia su Internet; agire di più per prevenire i fenomeni di radicalizzazione nelle carceri”.
Franco Roberti dal 2013 è al vertice della Direzione nazionale antimafia e dal gennaio scorso è anche procuratore nazionale antiterrorismo. I poteri del suo ruolo in antimafia sono stati estesi per legge ai reati in materia di terrorismo. Intervistato da Famiglia Cristiana, Roberti analizza i tentativi di risposta europea e italiana dopo i fatti di Parigi. Sul coordinamento delle indagini con gli altri Paesi dichiara: “Sarebbe indispensabile anche con i Paesi mediorientali e nordafricani come Egitto e Turchia, ma ora non riescono ad assicurarlo; in Europa”, invece, “dovrebbe essere scontato, ma gli ordinamenti diversi complicano le cose”. Quindi aggiunge riguardo eventuali rischi di attentati legati al Giubileo?
“La domanda va posta al ministro dell’Interno, perché solo chi ha tutti gli elementi può fare la valutazione del pericolo. Io posso parlare con riguardo alle notizie che mi arrivano per l’avvio di procedimenti giudiziari penali. Posso dire che quando queste notizie rimbalzano sui giornali, accavallandosi, collegando in apparenza fatti che sembrano tutt’uno e magari sono diversi, si rischia di alimentare inutilmente l’insicurezza”.
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