GalantinoDi Nicola Salvagnin

I fatti dopo le parole, la Dottrina sociale della Chiesa che si fa applicazione, conseguenza reale, vita: questo è stato il leit motiv del quinto Festival della Dsc che si è chiuso domenica 29 novembre a Verona, alla presenza del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. E se la concretezza della dottrina è stato il filo rosso delle quattro giornate di lavori, il mondo imprenditoriale è stato il protagonista principale: premiato laddove si distingue in un’azione ispirata dalla Dsc; sollecitato ad aderirvi – e chiaramente la “Laudato si’” è fresco motivo ispiratore –, redarguito quando fa del profitto il fine ultimo, e spesso unico, del suo agire. “Qualcuno ha tacciato le parole di Francesco come anti-occidentali, anti-capitalistiche, addirittura marxiste – ha rimarcato mons. Galantino –, quando sono semplicemente evangeliche. Se il Papa vedesse di fronte a sé mille imprenditori che lavorano per l’uomo e non sfruttandolo, sarebbe il primo entusiasta di questo agire. Ma è così? E deve tacere di fronte a chi ha sostituito Dio col denaro?”.
Proprio le parole di Francesco, in un videomessaggio registrato prima del viaggio in Africa, hanno ricordato a tutti i doveri di un cattolico che si impegni a tradurre il Vangelo in vita, in azioni: rispetto dell’uomo e del Creato,

“che sono indissolubilmente legati. La sfida della realtà chiede un cambiamento. Il consumismo, l’idolatria del denaro, le troppe disuguaglianze e ingiustizie, l’omologazione al pensiero dominante sono un peso da cui ci vogliamo liberare sapendo che la soluzione dei problemi concreti non viene dai soldi ma dalla fraternità che si fa carico dell’altro”.
Di cambiamenti in atto, ma all’interno della Chiesa, si è abbondantemente parlato in altre occasioni durante il Festival. “È sicuramente un momento di forte cambiamento – ha ammesso mons. Galantino in un faccia a faccia col direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana – e come in tutti questi momenti, c’è chi oppone resistenza, chi fa fatica ad adeguarsi alle continue esortazioni del Papa ad una Chiesa più vicina ai dettami evangelici. Ma questo è naturale; diversa è la questione di chi fatichi a riconoscersi in questo cambiamento, perché sorgerebbe il problema di riconoscersi nel Vangelo: cosa che per un cattolico è esiziale.

Gli ‘scandali’ interni? I libri che scoperchierebbero gli stessi? Il Papa sta facendo pulizia e ordine in casa: chi pensa di sparpagliare dentro la Chiesa l’immondizia raccolta per essere tolta, non fa certo il bene della Chiesa…

Se invece mi chiedessero materiale per illustrare quanto di buono sta facendo il mondo cattolico, non basterebbero 222 libri! Ma quello non solletica i pruriti…”.
E di bello s’è soprattutto parlato in questo Festival: aziende virtuose, associazioni che lavorano per l’uomo, realtà che traducono con impegno e fatica i dettami della Dottrina sociale, esempi di inclusione sociale, di vita appunto che in silenzio, senza clamore, manifestano la bellezza del Vangelo.
Non è mancata un’approfondita riflessione sulla Gaudium et spes a cinquant’anni dalla sua pubblicazione: tutto sommato, i temi che la motivarono sono gli stessi che – in tempi differenti – stanno spingendo l’azione riformatrice di Papa Francesco. Si sono affrontati i temi del lavoro, della cooperazione, dell’immigrazione, della povertà; si è fatto un intenso lavoro con i giovani, in concomitanza con la manifestazione fieristica Job&Orienta: un workshop ha registrato 800 adesioni, altre sono state respinte per la completa saturazione dello spazio disponibile…
Ci si è dati appuntamento al prossimo autunno per la sesta edizione, “decisi più che mai ad affrontare la carne della Dottrina sociale della Chiesa, i fatti oltre le parole. I festival celebrativi che si parlano addosso, non ci interessano: ci interessa che tocchino i cuori, che inizino nel momento in cui finiscono”, come ha chiosato l’ideatore della manifestazione, mons. Adriano Vincenzi.

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