Arte e bellezza, risorse da valorizzare e condividere per l’evangelizzazione e l’educazione alla fede, quella “via pulchritudinis” proposta da Paolo VI e rilanciata dai suoi successori, fino a Papa Francesco che nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” afferma: “È bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla ‘via della bellezza’” al fine di “trasmettere la fede in un nuovo ‘linguaggio parabolico’”. Ad accogliere l’invito del Pontefice, del quale è in uscita il volume “La mia idea di arte” (ed. Mondadori-Musei vaticani) in cui il Papa esprime la sua visione dell’arte e indica una “galleria ideale” scegliendo undici opere tra quelle esposte ai Musei vaticani, è il progetto “Vie della bellezza”, promosso da quattro Uffici e quattro Servizi della segreteria generale della Cei.
Dallo scorso 11 novembre, in concomitanza con il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, è online il sito www.viedellabellezza.it, che propone una raccolta di esperienze, materiali ed eventi sul rapporto tra arte e vita cristiana, realizzati su tutto il territorio nazionale dalle diocesi e da altre realtà ecclesiali, al fine di incrementare e diffondere le buone pratiche.
“La novità – spiega monsignor Paolo Sartor, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei, uno degli enti promotori – non va cercata nei contenuti o nell’approccio. Il tesoro d’arte della Chiesa non lo scopriamo ora, il suo rapporto con la fede affonda le radici in un passato bimillenario. Oggi però, tranne rare eccezioni legate alla sensibilità e alla competenze di singoli gruppi o uffici, nella maggior parte delle comunità cristiane la programmazione della catechesi e dell’annuncio non prevede il ricorso ai tesori iconografici e architettonici accanto ai testi biblici, magisteriali e alle vite dei santi. Una preziosa risorsa sottoutilizzata e da rilanciare”.
In ascolto del territorio. Arti, Bibbia e liturgia; Associazioni e centri culturali; Beni ecclesiastici; Catechesi con l’arte; Itinerari, visite e pellegrinaggi; Musei diocesani; Risorse online; Scuola e didattica; Teologia e formazione sono i nove ambiti del sito, già ricco di contenuti ma in continuo aggiornamento, al quale
tutte le diocesi italiane sono invitate a contribuire inviando esperienze, appuntamenti e materiali di riflessione tramite un form online.
Dall’ascolto del territorio emerge, ad esempio, che i musei diocesani non si limitano a funzioni di custodia, “ma in linea con la migliore attività museale pubblica o privata sono sempre più luoghi di didattica e di condivisione”, osserva Sartor. Chi sta seguendo il progetto “sta sperimentando che
dietro etichette, indirizzi, istituzioni, c’è vita pulsante, c’è l’esperienza di uomini e donne che con creatività e competenza tentano di rendere fruibile questo patrimonio al maggior numero possibile di persone”.
Concretezza della fede. Tra i diversi contenuti, sul sito prendono forma la visita virtuale, autentica immersione a 360°, della cattedrale di Sant’Agata a Catania, o del Museo del tesoro della cattedrale genovese di san Lorenzo. Grazie ad un’App e alla tecnologia beacon (piccoli dispositivi Bluetooth che emettono segnali radio), i visitatori della chiesa dei Santi apostoli a Firenze possono accedere ad approfondimenti sull’edificio, le opere e gli autori. Tra le esperienze, la Scuola di arte sacra, sempre a Firenze, e le “Passeggiate nella storia” promosse dalla diocesi di Ravenna-Cervia . “L’arte al costo di un caffè” è invece il progetto-evento promosso dall’associazione “Pietre vive” della diocesi di Orvieto-Todi, che ha previsto la riapertura eccezionale dell’Oratorio della Misericordia a Orvieto. All’interno dei materiali di riflessione, “La forma di Dio”, volume che racchiude dodici passi biblici e altrettanti capolavori della pittura italiana raffiguranti quei passi, commentati rispettivamente da teologi e storici dell’arte tra cui Carlo Maria Martini e Antonio Paolucci. Anche un percorso virtuale sul portale BeWeB, “Lo spazio liturgico nella cattedrale di Bergamo”, promosso dalla diocesi lombarda per dire come questo spazio dia forma concreta alla fede.
Per Sartor, “l’obiettivo è che, con alcune accortezze, si possa impiegare questo tesoro nell’attività pastorale e parrocchiale ordinaria, quotidiana”.
Quale allora l’identikit del catechista?
“Il futuro dell’annuncio si giocherà molto sulla formazione e sulla qualità di questa figura. I profili attuali parlano di sapere (conoscenza di Scrittura, dottrina della fede, vite dei santi) e di saper fare, ossia di capacità di operare con ragazzi, giovani, famiglie. Per quanto riguarda la potenzialità evangelizzatrice dell’arte, spero che il sito possa offrire contenuti e metodi”. Sull’eventualità di specifiche iniziative di formazione a livello nazionale, “è un po’ presto per dirlo ma non mi sento di escluderla – conclude il direttore dell’Ufficio Cei -, potrebbe essere un prossimo step del percorso”. Intanto, a livello locale, l’Ufficio catechistico della diocesi di Roma ha già pensato a un video http://www.catechistiroma.it