SPORT – Campionato Calcio 5, categoria Open, inizia la gara e la partita fin da subito è giocata con carica agonistica e fortemente competitiva, ma, ad un certo punto, un giocatore fa un’entrata fallosa da tergo e il direttore di gara estrae per lui il cartellino rosso. All’improvviso, un gesto inaspettato, il giocatore si rialza e con fare deciso mette le mani in faccia all’arbitro mollandogli un ceffone.
L’arbitro ci pensa su qualche secondo poi la reazione … triplice fischio e tutti a casa, partita sospesa!
Grande è la sorpresa di tutti, dai giocatori in campo e in panchina fino agli spettatori, nessuno forse si aspettava questa decisione arbitrale.
Non è mai successo che per un gesto così eclatante si arrivi a sospendere la partita, almeno nei grandi Campionati.
Purtroppo però, queste scene non sono insolite nei campi di gioco, sia i media che i campi di periferia ci raccontano di giocatori che usano violenza verso i compagni, verso giocatori dell’altra squadra (qualcuno li prende persino a morsi) e addirittura verso il direttore di gioco. A questi comportamenti, non mancano certo le sanzioni, anche importanti, ma a nessuno è mai saltato in mente di sospendere una partita, a meno che non si tratti di una invasione di campo.
“… che il gioco resti un gioco …” diceva Papa Francesco al mondo sportivo il piazza San Pietro il 7 giugno 2014, forse sono queste le parole che in quel momento sono risuonate nella testa dell’arbitro di quella partita. Probabilmente, in quei pochi secondi, si è domandato cosa fosse più importante, se la partita di campionato o l’uomo, la persona..… ebbene, la risposta è tutta in quei tre fischi.
Il gioco farcito da una sana e giusta competizione deve restare sempre un gioco e quando accadono questi fatti non ha più senso giocare ….
Da noi nel Centro Sportivo Italiano è così, almeno nel nostro territorio. Le squadre che decidono di giocare con noi, lo fanno consapevoli di affrontare altre sfide, le più nobili, quelle che puntano a decretare i migliori in campo; quei migliori che sanno vincere una partita giocata con agonismo ma nella correttezza della giusta rivalità, senza mai scadere nella volgarità e presunzione di stereotipi che non ci appartengono e non appartengono allo sport ma solo ad un sistema corrotto dagli interessi di pochi.
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Bravissimo e lodevole. Prima l'educazione......... poi può venire il resto.
La decisione del collega è condivisibile al 100%. Non ha senso predicare il volontariato e "l'arbitro educatore" quando poi in campo ci si imbatte in questi energumeni.
Sono d'accordo con l'arbitro, questo è un gioco e tale deve rimanere, troppo spesso i giocatori ed il pubblico lo confondono come se fosse una resa dei conti, spero che altri arbitri applichino la stessa scelta, educazione educazione educazione.
Solidale con la decisione del direttore di gara.