“Nel magistero di Papa Francesco c’è un rapporto nuovo con il Vaticano II”. Ne è convinto lo storico Alberto Melloni che, presentando ieri a Roma l’“Atlante storico del Concilio Vaticano II” (Jaca Book, 280 pagine), da lui diretto, ha commentato i passaggi dell’omelia dedicati ieri dal Papa al 50° del Concilio Vaticano II. Per Francesco, ha osservato Melloni, il Concilio “non è un librone polveroso da cui tirare fuori citazioni, ma un seme vivo nel quale s’inserisce quello che è per lui il destino della Chiesa di oggi e di domani”. In particolare, sottolinea lo storico, è stato molto suggestivo il fatto che Francesco mentre “entrava in San Pietro, aprendo la Porta Santa, ha parlato del Concilio come di un evento che ha aperto la porta della Chiesa per uscire. Quindi ha reinserito la sua biografia, il tema forte del suo pontificato, in quel contesto”. Ancora “più forti”, ha aggiunto Melloni, sono state “altre due affermazioni. La prima quando ha detto che il Concilio ha rappresentato un progresso nella fede: una qualificazione altissima per il Vaticano II che chiude una stagione di accettazioni condizionate. E poi quando ha detto che il Concilio ha liberato la Chiesa dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa”. Il Concilio, ha concluso Melloni, “non è stato un cedimento a un gusto estemporaneo degli anni Sessanta per il cambiamento, ma è stato un atto necessario perché la barca di Pietro svolgesse la sua funzione”.