Cominciato a Bangui, ricominciato a San Pietro, siamo ormai dentro il Giubileo in tutte le diocesi del mondo. Migliaia di porte sante sono state aperte, dappertutto.
Per accogliere tutti, tutto il mondo. E trasmettere un messaggio chiaro, che giustifica proprio questo itinerario dilatato nel tempo e nello spazio, la scelta di celebrare almeno tre inizi e di decentrare. Serve per sottolineare la dimensione universale, appunto cattolica, corale del giubileo, ma soprattutto per sottolineare il messaggio molto semplice, e perciò dirompente che proclama: cambiare si può.
Certo, esige un percorso, ma è concretamente possibile.
L’orizzonte non è basso, determinato, né per le singole persone, né per i popoli e per l’umanità tutta.
Ha detto, nell’inizio universale del giubileo: “Oggi ci vuole coraggio a parlare di gioia, ci vuole soprattutto fede! Il mondo è assillato da tanti problemi, il futuro gravato da incognite e timori. Eppure il cristiano è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile”. L’orizzonte del nostro futuro insomma è a misura del cuore di Dio, della sua misericordia. E quel che vale per le persone, vale anche per i popoli e la vita sociale, per quello che un tempo si diceva il “modello di sviluppo”. Che appunto si può cambiare.
Sapevamo tutto dei molteplici significati della scelta dell’8 dicembre. Ma non è certo meno significativo che tutte le porte sante del mondo sono state aperte nella domenica di Avvento che ha come protagonista Giovanni Battista e la sua parola chiave: “convertitevi!”, proprio con il punto esclamativo. Cambiare verso si deve, ma anche si può.
Ovvero: non è solo il caso di declamare il cambiamento, ma bisogna piuttosto concretamente attrezzarvicisi.
Misericordia e conversione stanno insieme, in una dinamica appunto di carità, di cuore aperto e dilatato. Non è una formula o un pensiero, ma in concreto è l’appello a un percorso.
E papa Francesco non usa giri di parole, commentando il vangelo: “bisogna cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà: sono i valori imprescindibili di una esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana”.
C’è dunque una chiara linea anche di impegno civile nel giubileo della misericordia. Papa Francesco giustamente pungola le istituzioni competenti, in tutti i contesti, ma esplicitamente invita proprio i cattolici laici a prendere la parola, in quanto cittadini.
I temi del valore civile della misericordia il Papa li va enumerando con dovizia, dalle carceri all’ambiente, dalla guerra mondiale a pezzi, alla tutela della vita e della dignità delle persone, alla famiglia, alle povertà, alla casa, al lavoro, all’educazione. E’ il catalogo della dottrina sociale. Serve un percorso per riprendere la parola, in modo efficace e condiviso. Il giubileo è un’occasione, anche se il tempo è breve e non poche sono le difficoltà e i riflessi antichi.
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