Tratto dal Blog di Don Gian Luca Rosati, www.gioiaepace.blogspot.it
Conosco due tradizioni riguardanti la Santa Casa di Loreto.
La più famosa racconta che gli angeli hanno preso la casa di Maria e l’hanno trasportata da Nazareth a Loreto; l’altra narra di alcuni uomini che, dopo aver smontato la casa di Nazareth, hanno preso le pietre e le hanno portate a Loreto, dove l’hanno ricostruita.
A prima vista, le due storie sembrano molto diverse, ma ieri mi sono accorto che esse tramandano lo stesso messaggio: entrambe parlano dei servi di Dio.
Servi sono gli angeli, che eseguono la missione che Dio affida loro e lo fanno con estrema fedeltà e cura: se un angelo perdesse il riferimento a Colui che lo invia e si mettesse a fare di testa sua trascurando la sua missione, non potrebbe più essere un angelo. Gli angeli, dunque, presero in custodia la Santa Casa e la trasportarono di notte fino a Loreto. Così, ogni anno nella notte tra il 9 e il 10 dicembre noi accendiamo le fochere per illuminare la via verso Loreto, ma anche perché la Madonna, passando, volga lo sguardo sulle nostre famiglie e ci mostri il suo figlio Gesù!
Servi di Dio sono gli uomini, che, secondo l’altra tradizione, hanno smontato la Santa Casa di Nazareth e l’hanno ricostruita a Loreto; anch’essi, come gli angeli, sono esecutori di una missione.
Se chiudo gli occhi, li vedo mentre smontano la casa di Nazareth e preparano le pietre per il trasporto. Le prendono tutte e non ne scartano nessuna, nemmeno quelle che sembrano imperfette, vecchie, rovinate, consumate dal tempo… Quei servi di Dio stanno ben attenti a prenderle tutte, perché sono le pietre della casa di Maria: dentro quella casa è entrato l’angelo Gabriele, dentro quella casa Maria è stata chiamata da Dio, dentro quella casa è risuonato il suo bellissimo «Sì»!
Non deve mancare nemmeno una pietra: ciascuna dovrà riprendere il suo posto, una volta giunti a Loreto. Quegli uomini svolgono bene la loro missione, perché sanno di essere servi e non architetti o ingegneri. Sono umili e non pensano nemmeno per un momento che si potrebbero trovare pietre migliori, più adatte alla costruzione, più belle, più nobili… Non gli viene in mente che a Loreto potrebbero esserci perfino pietre più adatte di quelle…
Stasera, cari amici, guardo la Santa Casa e penso alla nostra comunità cristiana.
Noi siamo le pietre vive che la costituiscono, come ci ricorda San Pietro nella suaPrima lettera, e siamo pietre preziose perché Gesù ci sceglie e non perché siamo perfetti. È Gesù che chiama ciascuno di noi a seguirlo entrando a far parte della Chiesa. E l’appartenenza a Gesù, il nostro vivere per Lui, non è testimoniato dalla quantità di opere che in parrocchia siamo capaci di compiere o dalle notizie che finiscono sui giornali o sul bollettino parrocchiale; il nostro essere cristiani traspare soprattutto dal nostro impegno a vivere la fraternità, nonostante i nostri difetti.
Di questa comunità cristiana siamo tutti responsabili. Gesù ci chiama a custodirla, a farla crescere nella fede perché possa portare buoni frutti, perché possa essere sale e luce, perché possa essere buona notizia per ogni uomo.
Nella nostra comunità possiamo scegliere d’essere angeli, servi che nel quotidiano fanno la volontà di Dio, oppure possiamo scegliere di sostituirci a Dio e fare gli architetti, gli ingegneri della comunità impiegando la vita a selezionare le pietre: tu non vai bene perché ti manca questo; tu perché parli troppo; tu perché non parli; tu perché mi sembri falso; tu perché non sei abbastanza bravo; tu perché hai questo difetto; tu perché sei povero; tu perché sei ignorante; tu perché sei vecchio; tu perché sei giovane; tu perché ho sentito dire che…; tu perché non sei perfetto!
Ma in questo modo, convinti di essere come Dio, assumiamo uno stile che è il contrario dello stile di Dio: Egli chiama e costruisce, noi escludiamo e distruggiamo.
Questa sera vorrei chiedere al Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria, di insegnarci l’umiltà e di mettere sulla nostra bocca, e soprattutto nel nostro cuore, le parole di Maria all’Angelo Gabriele: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
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