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Ebrei e cristiani dinanzi alla sfida dell’immigrazione

Zenit

Il rabbino capo Rasson Arousi, presidente facente funzioni della delegazione ebraica, ha accolto il cardinale Peter Turkson, presidente della delegazione cattolica, e i suoi colleghi. Dopo di che, come riferisce l’Osservatore romano, la delegazione ebraica ha colto l’opportunità per esprimere il suo apprezzamento per il nuovo documento pubblicato dalla Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo in occasione del suddetto anniversario.

Il documento, scritto per i fedeli cattolici quale riflessione teologica sul rapporto tra la Chiesa e il Popolo Ebraico e intitolato Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili, afferma la validità eterna della Divina Alleanza con il popolo ebraico, che è chiamato a essere fedele alla Torah. Il testo, affermando l’integrità della fede e della comprensione ebraica della Scrittura, sottolinea che non c’è nessuna intenzione da parte della Chiesa di convertire gli ebrei.

Nel documento si invita poi a una maggiore cooperazione tra la Chiesa e il Popolo Ebraico per un mondo più giusto e pacifico. Tre gli aspetti che la Commissione bilaterale ha preso in considerazione dinanzi “l’immensa crisi umanitaria attuale, che assume la forma di centinaia di migliaia di rifugiati che cercano asilo”:

I. Le tensioni tra il dovere di accogliere e “amare il forestiero come te stesso” (cfr. Levitico 19, 34) e il rispondere alle responsabilità verso la propria identità, società, comunità e missione religiosa specifica. II. L’esigenza morale di rispetto della dignità umana che nessuna coscienza perbene può ignorare. Questi due punti ne suscitano un terzo, secondo il quale ebrei e cristiani sono chiamati anzitutto ad affrontare queste sfide e a fare il massimo per assicurare che l’Immagine Divina (Genesi 1, 27), secondo la quale tutti gli uomini sono creati, sia rispettata e pienamente promossa tra le popolazioni di migranti e di rifugiati.

Poi, entrambi devono riconoscere gli immigranti come risorsa benedetta da accogliere e rispettare per la loro dignità umana, e come potenziale per contribuire alla crescita positiva e allo sviluppo della società. Quindi sono chiamati ad aiutare a influenzare l’opinione pubblica e le legislature, affinché regolamentino e applichino in modo più efficace le procedure d’immigrazione, tenendo conto delle destinazioni di preferenza dei migranti stessi.