SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Sono quasi passati due mesi dall’ingresso di Don Luigino Scarponi presso la parrocchia di Sant’Egidio Abate.
A Don Luigino abbiamo chiesto di raccontarci le prime impressioni dopo il cambiamento che lo ha investito e che lo ha condotto da Cupra Marittima alla Val Vibrata.
Don Luigino, come ha trovato questa realtà parrocchiale che ora si trova a guidare?
Sono in ascolto delle persone e delle molte aggregazioni e … in perlustrazione delle tante vie e incroci, quasi un labirinto! lo sarò ancora per molto, prima di ambientarmi. Ho trovato, come immaginavo, una Comunità cristiana molto viva e partecipe, a partire dai corresponsabili nella pastorale a quelli che frequentano la messa fino a quelle persone a cui ho semplicemente stretto la mano. Una comunità organica e vetusta, nella quale i miei predecessori hanno seminato abbondantemente e sapientemente, da Don Ruggero fino a Don Tommaso, quest’ultimo un sacerdote nello stile di Papa Francesco e per questo molto amato. Non è facile raccogliere un’eredità così importante ma sono venuto per essere un umile servitore nella vigna del Signore.
Saresti già in grado di tracciare le caratteristiche di un santegidiese doc?
Da subito ho trovato conferma del detto che l’abruzzese è “forte e gentile”. Ecco, proprio l’accoglienza è la prima cosa che ho notato, ad esempio, in tutte le persone che si sono prodigate per aiutarmi a sistemare i mobili e i moltissimi pacchi del trasloco.
Quali sono invece le differenze rispetto alla realtà che hai lasciato a Cupra Marittima? E c’è qualcosa di cui hai nostalgia?
Questo di Sant’Egidio è un paese molto esteso, che comprende tante contrade e diverse comunità. Inoltre, questo è un luogo di “passaggio”: di commercio, di industrie … quindi è una realtà più movimentata, aperta, dovute proprio alla posizione geografica diversa.
Di Cupra Marittima ho nostalgia…della bella chiesa di San Basso, delle luminose e partecipate celebrazioni domenicali, del calore della casa parrocchiale con la famigliola che ci vive, dei volti sereni e abbronzati delle persone, del verde acqua del mare …
Che “sapore” ha avuto per te questo cambiamento?
L’amaro delle lacrime, con il retrogusto dolce dell’obbedienza! È stata una novità che ho affrontato con serenità, visto che non è stata la prima volta. Certo, “scasare” non è semplice ma grazie a Dio posso contare sull’aiuto di mia sorella Teresa che da sempre mi ha “accompagnato” in ogni trasloco. A prescindere dalla fatica, ho interpretato questo segno e questa decisione come innanzitutto un fatto voluto dal Signore e poi un invito ad una “rinascita” ad una “rigenerazione”.
Cosa si augura per questa Comunità, per la tua nuova parrocchia?
Lavoreremo per costruire una “Comunità di Comunità” capace di creare comunione e trasmettere la fede alle nuove generazioni. Poi mi impegnerò perché cresca la collaborazione e con le altre parrocchie del comune e della vicaria … sarebbe bello lavorare all’unisono al servizio di tutto il territorio, dando per primi un esempio di fraternità sacerdotale.