Abolizione della Tasi sulla prima casa per un valore di 3,7 miliardi di euro che interessa 19 milioni di italiani, cancellazione del 50% dell’Imu sulla seconda abitazione data in comodato a figli o genitori, possibilità di acquistare la prima casa in leasing, con “canone” e riscatto ridotti per gli under 35. Raddoppiato il minicongedo obbligatorio (due giorni anziché uno) per i neopapà, mentre per le mamme si estende al 2016 il voucher babysitter (600 euro) che riguarda in via sperimentale anche le lavoratrici autonome. In arrivo una “Carta famiglia” per sconti e agevolazioni su trasporto pubblico, cinema, teatro, attività turistiche e sportive alle famiglie con almeno tre figli minori – in Italia poco più di un milione – anche se nel testo originario erano compresi i figli fino a 26 anni – che sarà rilasciata a famiglie residenti, italiane o straniere, che ne faranno richiesta, sulla base del reddito Isee. Queste le principali misure, dirette e indirette, a favore della famiglia contenute nella Legge di stabilità 2016 approvata ieri dall’Aula del Senato.
“Riconosciamo la buona volontà di procedere nella giusta direzione”, ma gli effetti “sulle famiglie bisognose e sulla scelta delle famiglie di mettere al mondo più figli rischiano di essere deboli e circoscritti”,
osserva Gianni Bottalico, presidente Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli).
L’efficacia della Carta famiglia “dipenderà molto da come sarà gestita e attuata sui territori e dalle varie amministrazioni,
condizioni che possono notevolmente variare nelle diverse zone del Paese”, e il testo non contiene “misure specifiche per il Mezzogiorno e per le altre aree svantaggiate”. Altre due le scuri pendenti sull’efficacia della Carta: l’abbassamento della soglia d’età dei figli da 26 a 18 anni, quando “nella maggioranza dei casi i figli maggiorenni non cessano di avere bisogno di sostegno familiare” e l’Isee, “i cui criteri sono stati resi più rigidi”. Può così accadere che “per impedire giustamente l’accesso ai benefici ai furbi si finisca per non riconoscere più casi di effettivo bisogno, in forte aumento tra le famiglie dei ceti medi che si impoveriscono”.
Giudizio positivo ma con riserve sull’abolizione della Tasi sulla prima casa: “Avremmo preferito fosse attuata con maggiore progressività, concentrandosi sulle esenzioni ai ceti medio bassi”. E per quanto riguarda le esenzioni per i comodati d’uso, “una volta riconosciuto l’uso sociale all’interno della famiglia degli immobili interessati, non si capisce perché non siano state totali”.
Difficilmente i figli “riusciranno come in passato ad acquistare una casa di loro proprietà. I nostri servizi per i cittadini ci dicono che a forza di politiche ostili ai piccoli patrimoni familiari le nuove generazioni ereditano più debiti che beni”.
Di “misure interessanti ma parziali” parla Carlo Costalli, presidenteMovimento cristiano lavoratori (Mcl) precisando che “non si tratta di un provvedimento ‘di svolta’.
Manca un ragionamento strategico, ci sono tanti interventi, che vanno peraltro valutati nel tempo, ma non emerge un progetto organico, né per la famiglia né per il Paese”. Ciò che servirebbe è invece “una politica fiscale mirata a lavoro e famiglia”.
Costalli esprime il timore che l’abolizione della Tasi sulla prima casa possa avere “ricadute sulle tasse locali o sull’aumento delle bollette dell’acqua”.
Le famiglie italiane, aggiunge “avevano due certezze: la banca e la casa, ora scricchiolanti”,
con l’aggravante che “viviamo in un Paese con una tassazione locale cresciuta vertiginosamente”. Per il presidente Mcl, “un discorso strategico dovrebbe essere legato ad una revisione fiscale complessiva: meno tasse su famiglia e lavoro. Il governo dovrebbe andare fino in fondo sull’applicazione delle deleghe fiscali. Quando si aiuta il lavoro si sostiene la famiglia; se non c’è lavoro rischia invece di crollare tutto il sistema”.
Per Gianluigi De Palo, presidente Forum associazioni familiari, ben venga “tutto ciò che si fa per la famiglia, dall’esenzione Tasi alla Carta”. “Prendiamo atto – afferma – del desiderio di fare del governo, ma non possiamo non registrare una mancanza di visione d’insieme. Andiamo avanti ‘a colpi di asili nido’, a spot, senza capire che le famiglie hanno bisogno di avere semplicemente più risorse in tasca”.
Le misure contenute nel provvedimento “aiutano” ma non risolvono: ciò che farebbe fare alle famiglie il salto di qualità è “poter pagare le tasse in base al numero dei figli: un fisco più equo, a misura di famiglia”.
“Bene i provvedimenti per chi ha tre figli minori, ma in Italia basta averne uno per correre il rischio di diventare poveri”. In un Paese “a zero nascite è il momento di agire, non ce ne sarà un altro”,
e “non si deve più essere costretti a scegliere se iscrivere un figlio all’asilo nido o far mettere l’apparecchio ai denti al fratellino”. Per il presidente del Forum
le famiglie non hanno bisogno di “elemosine” o “concessioni: l’equità fiscale è una questione di giustizia sociale”.
Anche perché, attraverso l’educazione e prendendosi cura dei figli disabili o dei nonni anziani “consentono allo Stato di risparmiare risorse. Un euro investito sulla famiglia – assicura – ne produce dieci”. Di qui l’impegno a rilanciare un cavallo di battaglia del Forum: il quoziente familiare, per “inserirlo gradualmente nella legge di stabilità 2017 perché non si può più dare per scontato che la famiglia continui e reggere”.