“Bisogna smettere di nascondere la testa sotto la sabbia. Il mondo politico non può dire che sono finiti i soldi allorquando si tratta di aiutare i poveri. Deve sapere che lo stiamo giudicando con la vicinanza che hanno verso le famiglie, che possono essere restituite all’economia reale. Se vuole azzerare i debiti degli operatori del commercio, lo faccia anche per i debiti delle famiglie”. Lo dichiara monsignor Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, parlando dell’indebitamento delle famiglie italiane in termini di “emergenza nazionale”. 1,4 milioni le famiglie italiane, secondo le stime di Bankitalia, che versano in una condizione di fallimento. “Una situazione – precisa la Consulta – che dev’essere affrontata dal mondo politico e istituzionale come emergenza nazionale e non come un aspetto laterale di una politica assistenzialistica”. E se tre anni fa la legge 3/2012 (“Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento”) “ha dato finalmente una definizione normativa del sovraindebitamento”, solo lo scorso luglio è arrivato il regolamento attuativo, “che nei fatti riconosce legalmente il lavoro di composizione dei debiti e di prevenzione che le Fondazioni Antiusura svolgono da oltre vent’anni”. Infatti, riconosce la Consulta, “l’usura e l’azzardo sono due fenomeni illegali e strettamente collegati che si alimentano a vicenda”.
“Tirare fuori le famiglie dai guai – annota mons. D’Urso – è un’esigenza non solo morale, ma anche economica, se si vuole uscire dalla crisi. La Consulta da anni non si limita a dire che dobbiamo aiutare la povera gente, ma propone alle istituzioni un modello di politica economica competente e responsabile, rivolto al dialogo tra il sistema politico-istituzionale e quello creditizio”, per “individuare vie d’uscita dal sovraindebitamento di massa, di famiglie e imprese, che oltre a provocare la stagnazione economica, induce le persone a derive umane, sociali ed economiche, come l’usura e l’azzardo”.