L’Associazione ha, tra gli altri, lo scopo di provvedere alla raccolta e al deposito di vestiario, attrezzature ospedaliere per il sostegno sul territorio delle persone bisognose.
Fortunato come hai organizzato questa spedizione? Da chi ti è venuto il materiale?
Il materiale mi viene da tanti amici da tutta Italia, come i miei amici confratelli della Madonna del Buon Consiglio, Franco Fagioli e Marco Giommi.
Poi c’è il principe gran maestro che ogni tanto mi porta la stoffa e la macchina da cucire. Nel camion che è partito da poco c’è del vestiario, pasta, materassi e andrà a finire alla Caritas di Maropati, una cittadina vicino Gioia Tauro (RC).
Hai lavorato tanto in tutti questi anni; quanti camion hai riempito?
Fino ad ora ho fatto partire una trentina di camion, diretti verso l’Ucraina, la Romania e quattro a Maropati. L’anno scorso ho mandato un camion con 9 metri di bilico, e ho spedito dei furgoni.
Ho aiutato anche una signora di San Benedetto del Tronto con due bancali e la Caritas diocesana. Ho un amico, Francesco Cariati: c’è una possibilità che lui riesca a prendere un aereo così potremmo spedire anche in Africa. In Ucraina, pensa, ho mandato un milione di euro di medicinali: il primo carico era in fiorini, ma allora il fiorino era basso e c’erano medicine per i tumori che costavano care, così ho mandato un altro furgone.
Qualcuno sarà interessato al lavoro che fai. Vorresti fare un appello a chi verrebbe a prestare qualche ora del suo tempo qui con te?
Sarei molto contento se qualche volontario volesse venire ad aiutarmi: io sono anziano e vorrei che qualcuno portasse avanti il lavoro di quest’associazione. Ho dei volontari, uno più bravo dell’altro, ma lavorano tutti. Perciò, se qualcuno vuole venire è il benvenuto; se non mi trova, sul cancello c’è il mio numero di telefono, mi chiamate e ci mettiamo d’accordo.
Abbiamo infine chiesto a tre giovani fratelli, Scartozzi, il perchè donino il proprio tempo nell’aiutare l’associazione:: “Perché partecipare a questi eventi che l’associazione organizza è emozionante, vivere queste situazioni, con i carichi di beni che vengono mandati in destinazioni povere, alla fine del lavoro è un’emozione grandissima, ti commuove. Immagini queste persone, i bambini, le famiglie, che hanno bisogno delle cose essenziali per vivere, ti immagini le loro facce sorridenti che pensano “almeno c’è qualcuno che ci aiuta”.