Non si diventa preti in solitaria, ma a partire da una precisa “adesione” alla comunità cristiana. Si risponde alla chiamata alla vita consacrata non per un gruppo o un movimento ecclesiale, “ma per la Chiesa e per il mondo”. Per Papa Francesco, ogni vocazione è una “con-vocazione”: lo spiega nel Messaggio per la 53ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, in programma il 17 aprile del 2016 sul tema: “La Chiesa, madre di vocazioni”. Nel testo, Francesco dà lezioni di concretezza scendendo nel dettaglio del cammino vocazionale, che si fa “insieme ai fratelli e alle sorelle che il Signore ci dona”: “Accanto a un buon catechista comunicare il messaggio cristiano; sperimentare l’evangelizzazione delle periferie insieme ad una comunità religiosa; scoprire il tesoro della contemplazione condividendo la vita di clausura; conoscere meglio la missione ad gentes a contatto con i missionari; e con i preti diocesani approfondire l’esperienza della pastorale nella parrocchia e nella diocesi”. L’appello: garantire “un’accurata selezione dei candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata”.
Uno dei “passi del processo dell’evangelizzazione” è “l’adesione alla comunità cristiana”, spiega Francesco citando la “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI: si chiama “incorporazione comunitaria”, “mediazione comunitaria”, ed è l’unico “antidoto all’indifferenza e all’individualismo”, perché “esige che noi usciamo da noi stessi ponendo la nostra esistenza al servizio del disegno di Dio e facendo nostra la situazione storica del suo popolo santo”. Di qui l’appello del Papa, rivolto a tutti i fedeli, “ad assumersi le loro responsabilità nella cura e nel discernimento vocazionale”.
La vocazione nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa ed è sostenuta dalla Chiesa. Questa la progressione del messaggio, in cui ai candidati al sacerdozio e alla vita consacrata si chiede un adeguato “senso” ecclesiale: “Nessuno è chiamato esclusivamente per una determinata regione, né per un gruppo”, si deve “servire la Chiesa dove essa ne abbia bisogno”. Francesco cita la “Evangelii gaudium”: “Un chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti”. “Durante il processo di formazione – la raccomandazione – i candidati alle diverse vocazioni hanno bisogno di conoscere sempre meglio la comunità ecclesiale, superando la visione limitata che tutti abbiamo all’inizio”.
La vocazione non finisce “dopo l’impegno definitivo, ma continua nella disponibilità al servizio, nella perseveranza, nella formazione permanente. Chi ha consacrato la propria vita al Signore è disposto a servire la Chiesa dove essa ne abbia bisogno”.
La “cura pastorale delle vocazioni” è “una parte fondamentale del ministero dei sacerdoti. Nel ribadirlo, il Papa invoca “un’accurata selezione dei candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata”. Comunione, discernimento, paternità e maternità spirituale: sono questi, secondo Francesco, i requisiti essenziali per compiere un cammino vocazionale all’insegna della “profonda adesione alla Chiesa”. “I sacerdoti – ricorda nel messaggio – accompagnano coloro che sono alla ricerca della propria vocazione, come pure quanti già hanno offerto la vita al servizio di Dio e della comunità”. L’auspicio è che tutte le comunità possano diventare, “sull’esempio della Vergine Maria, seno materno che accoglie il dono dello Spirito Santo”. Perché la maternità della Chiesa, la conclusione del messaggio, “si esprime mediante la preghiera perseverante per le vocazioni e con l’azione educativa e di accompagnamento per quanto percepiscono la chiamata di Dio”.
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