Inquinamento, targhe alterne, immondizia per le strade, alta pressione meteorologica caratterizzano le nostre prime giornate invernali. L’Italia passa anche un Natale a secco, perché pare proprio che sul bacino del Mediterraneo non voglia piovere.
Il cambiamento ambientale c’interroga. L’Istat ha prodotto un report sulle preoccupazioni e sui comportamenti dei cittadini in campo ambientale. Secondo una stima i cinque problemi principali che catalizzano l’attenzione sono l’inquinamento dell’aria (50%), la produzione e lo smaltimento dei rifiuti (47,3%), i cambiamenti climatici (41,7%), l’inquinamento delle acque (37,7%), l’effetto serra (33,3%).
L’impatto sull’ambiente e sulla salvaguardia del creato sono un rischio concreto, hanno dimensioni globali e implicazioni locali. Servono dunque azioni strategiche complesse che coinvolgano sia attori internazionali sia singoli cittadini per raggiungere l’obiettivo di ridurre i pericoli.
Ora qualcosa si muove. Dopo la Conferenza sul Clima di Parigi, Cop21, 195 Stati hanno siglato un accordo per limitare il riscaldamento globale. Si tratta di un patto fragile, sostengono molti critici, perché non è strettamente vincolante e trascura la questione della de-carbonizzazione.
Tuttavia, l’accordo è un primo passo importante: perché è stato ammesso da tutti i partecipanti il pericolo del surriscaldamento del pianeta; perché si è parlato di responsabilità differenziata, ad esempio tra i Paesi più o meno sviluppati economicamente; perché è stato istituito un “fondo verde”, che però, come commenta “Aggiornamenti sociali” in un suo numero dedicato all’evento, dovrebbe essere gestito con trasparenza in modo da sostenere le comunità deboli e per promuovere sviluppo sociale e ambientale.
Serve anche una sensibilità personale per contrastare un fenomeno globale, per almeno due ragioni: innanzitutto lo stile di vita e di consumo dei cittadini ha un forte impatto sull’ambiente; poi le decisioni e le sensibilità dei singoli, quando fanno massa critica, hanno influenza sulle politiche e sulle decisioni economiche.
L’Istat, al riguardo, evidenzia che i cittadini italiani sono attivi nel preservare le risorse naturali: il 71,4% s’impegna a non sprecare energia elettrica, il 67% a non sprecare acqua; c’è invece un impegno minore sul contenimento dei rifiuti o sulla riduzione del traffico: circa il 20% evita i prodotti “usa e getta” e una percentuale simile sceglie mezzi pubblici o mezzi alternativi alle auto o moto per circolare; sono infine poco diffusi, segnala l’istituto di ricerca, i comportamenti di confine tra tutela ambientale e tutela della salute personale: solo il 35,5% legge le etichette dei prodotti alimentari; solo il 18% acquista prodotti a km 0 e appena il 9% quelli biologici.
Insomma il creato c’interessa, ma sulla coerenza anche noi cittadini abbiamo da lavorare.
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