DIOCESI – Celebrata la grande Solennità del Natale del Signore, con le sue Sante Messe caratteristiche, da quella vespertina nella Vigilia, la sera del 24 dicembre, a quella della Notte, intorno alla mezzanotte dello stesso 24, da quella poi dell’Aurora, nelle prime ore del mattino del 25, a quella del Giorno, durante tutto il resto della giornata del 25, Solennità accompagnata da alcune Feste natalizie, quelle di Santo Stefano Primo Martire, di San Giovanni, Apostolo ed Evangelista, e dei Santi Innocenti Martiri (anche se la Festa di San Giovanni quest’anno ha ceduto il passo a quella della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica intercorsa proprio in quel giorno, 27 dicembre, durante l’Ottava di Natale… ), ci avviamo ora liturgicamente a celebrare la conclusione di detta Ottava, e la fine di un Anno civile, il 2015, che culminerà il primo giorno del Nuovo Anno 2016 nella Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio. Elemento tradizionale dell’approssimarsi di questa fine d’anno è l’antichissimo Inno del Te Deum. Il Te Deum (estesamente Te Deum laudamus, “Noi ti lodiamo Dio” nella traduzone italiana) è un Inno cristiano in prosa di origine antica. Nella Chiesa cattolica il Te Deum è da sempre legato alle Cerimonie di Ringraziamento; viene tradizionalmente recitato al termine dell’Ufficio delle Letture della Domenica, durante tutto l’Anno liturgico, ad eccezione del periodo quaresimale. Viene, inoltre, cantato durante alcune Solennità, come ad esempio proprio la sera del 31 dicembre, per ringraziare dell’Anno appena trascorso, oppure solennemente nella Cappella Sistina ad avvenuta Elezione del nuovo Pontefice, prima che si sciolga il Conclave oppure a conclusione di un Concilio, di un Capitolo, di un incontro ufficiale e decisivo per la vita della Comunità cristiana. Nella Liturgia delle Ore trova il suo posto proprio alla fine dell’Ufficio delle Letture nelle Solennità, nelle Feste, in tutte le Domeniche, tranne quelle di Quaresima, nei giorni fra l’Ottava di Natale (periodo in cui proprio ora noi ci troviamo, liturgicamente parlando… ) e quelli fra l’Ottava di Pasqua. È utilizzato anche assieme ai Cantici ordinari delle Preghiere del Mattino nel Libro delle Preghiere Comuni, ed è ancora in uso presso molte Chiese Riformate, come in quella Anglicana in modo eminente fra tutte. Diversi autori si contendono la paternità del testo. Quando preghiamo con esso, quest’ultimo aspetto ci mette così in comunione di intenti e di Fede con le Comunità cristiane che sono ancora legate alla primitiva prassi liturgica.
Ricordiamo quindi gli appuntamenti nella Basilica Cattedrale di San Benedetto del Tronto, presieduta dal nostro Vescovo Carlo, alle ore 17.00 Adorazione Eucaristica e alle ore 18.00 S. Messa solenne e canto del Te Deum, nel Duomo Basilica Concattedrale di Ripatransone, alle ore 17.30, e nella Basilica Concattedrale di Montalto, alle ore 18:30.
Tradizionalmente veniva attribuito a San Cipriano di Cartagine oppure, secondo una leggenda dell’VIII secolo, si è sostenuto che fosse stato composto a due mani da Sant’Ambrogio e da sant’Agostino il giorno di battesimo di quest’ultimo, avvenuto a Milano nel 386, per questo è stato chiamato anche “Inno ambrosiano”. Oggi gli storici liturgisti attribuiscono invece la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka), in Serbia, alla fine del IV secolo. Dall’analisi letteraria, l’Inno si può dividere in tre parti. La prima, fino a Paraclitum Spiritum, è una lode trinitaria indirizzata al Padre. Letterariamente è molto simile a un’anafora eucaristica, contenendo il triplice Sanctus. La seconda parte, da Tu Rex Gloriæ a sanguine redemisti, è invece una lode a Cristo Redentore. L’ultima, da Salvum fac, è un seguito di suppliche e di versetti tratti dal Libro dei salmi. Solitamente viene cantato a cori alterni: celebrante o Schola Cantorum e popolo. Il Te Deum è stato musicato da diversi autori, quali Palestrina, De Victoria, Cimarosa, Purcell, Händel, Bruckner, Berlioz, Lulli, Mendelssohn, Mozart, Haydn, Verdi, Galassi e Reger. Una curiosità su questo Inno in campo musicale: il preludio del Te Deum H. 146 di Charpentier è utilizzato da sempre quale sigla di inizio e fine delle trasmissioni in Eurovisione ed è anche suonato alla fine di tutti i concerti dei Nomadi. Il Te Deum viene inoltre intonato dal Coro nel Finale del primo Atto della Tosca di Giacomo Puccini. Nelle nostre chiese la tradizione canora purtroppo ha ceduto il passo alla recita letta; questo ha impoverito alquanto il nostro patrimonio musicale, che proviene dalla più genuina tradizione della Chiesa, quella cioè di esprimere nel canto la gioia e la lode per i momenti salienti della vita della Famiglia dei credenti in Cristo. Occorrerebbe poter ricominciare a cantare queste parti proprie della Liturgia, accompagnando i fedeli con un’adeguata formazione liturgica e musicale (come anche nella nostra Diocesi abbiamo cercato di fare nei mesi autunnali, grazie alla collaborazione tra Ufficio liturgico e realtà musicali parrocchiali… ), un sussidio con il testo dell’Inno, magari evidenziando la divisione in strofe per poterlo cantare a due Cori, e sottolineando il momento dell’esecuzione con un’opportuna monizione, che ne metta in risalto la particolarità e ne dia un’essenziale spiegazione a tutti i presenti.