Secondo il religioso “l’idea di Ignazio come di un personaggio della Controriforma, di un uomo il cui scopo principale era respingere le forze della Riforma protestante, è ancora profondamente radicata nel nostro immaginario collettivo”.
Ma il compito di contrastare l’azione dei protestanti fu piuttosto una preoccupazione della “seconda generazione” dei gesuiti piuttosto che del loro fondatore. Nota infatti padre Endean che se si legge l’Autobiografia di Ignazio, non vi si troverà mai la parola “luterani”.
In questo suo libro, Ignazio fa piuttosto un’esposizione di episodi personali e che riguardano il suo rapporto con Dio. Vi si trovano non poche analogie con con i problemi esistenziali e la sensibilità di Lutero, anche se poi le risposte saranno profondamente diverse.
Il gesuita spiega come, per un periodo della sua vita, Ignazio fu tormentato da eccessivi scrupoli e ricorresse più volte alla confessione, senza tuttavia trovare soddisfazione, fino a quando all’improvviso si sentì interiormente trasformato. Anche Lutero visse una situazione simile, trovando la pace solo nella cosiddetta “esperienza della torre”.
Dunque, nonostante le differenze, vi sono spiccate somiglianze. Una crisi determinata da un intenso e quasi patologico senso di colpa viene improvvisamente superata con la consapevolezza che è Dio che opera realmente la nostra redenzione, ed è Dio che ci accetta proprio come siamo. In entrambi i casi, questo conduce a una totale trasformazione della comprensione. Per Ignazio ogni cosa sembra nuova; per Lutero si manifesta un aspetto completamente nuovo di tutta la Scrittura”.
Salvezza e Scrittura diventano temi centrali nella vita di fede di molti personaggi del ‘500, sia in ambito cattolico che protestante. Il tutto è reso possibile anche grazie all’invenzione della stampa: “Le persone cominciarono a interessarsi del problema della salvezza, dell’esperienza personale di Dio, della Bibbia. Questo movimento si manifestò sia tra i cattolici sia tra i protestanti. Questa idea di cristianesimo che «diventa» basato sul Vangelo può sembrare paradossale, ma bisognerebbe ricordare che soltanto nel XVI secolo, dopo l’invenzione della stampa, divenne possibile, almeno per le persone di alto rango, leggere di fatto le Scritture. Il cristianesimo prima di allora deve essere stato molto diverso da quello che possiamo immaginare. E sia Ignazio sia Lutero ebbero esperienze di conversione basate sulla lettura di un libro stampato”.
Nell’immaginario comune Lutero è il simbolo della ribellione all’autorità ecclesiastica, mentre Ignazio è il campione della fedeltà e dell’obbedienza alla Chiesa, eppure, fa notare padre Endean, non mancarono nella vita del Fondatore dei Gesuiti momenti di difficoltà con l’autorità ecclesiastica: “Tradizionalmente, Ignazio appare come un uomo di assoluta obbedienza alla Chiesa e ai suoi funzionari. Dimentichiamo troppo facilmente che egli ebbe più volte gravi diffcoltà con le autorità ecclesiastiche dall’epoca dei suoi studi in poi. Sembra che nel 1545 ci sia stata in Portogallo una campagna di amatoria nei confronti della Compagnia, e Ignazio scrisse al re del Portogallo ricordando tutta la storia delle sue difficoltà. Egli dovette affrontare quattro processi in Spagna, due a Parigi, uno a Venezia e uno a Roma, sebbene l’ultimo fosse contro l’intera Compagnia, quando nella città si di use la voce che «i compagni» fossero addirittura predicatori luterani camuffati”.