La depenalizzazione del reato di clandestinità sarebbe un “atto di grande intelligenza per il nostro Paese”. È la richiesta emersa oggi a Roma, durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra il 17 gennaio. La Chiesa italiana, con Caritas e Migrantes capofila, s’inserisce nel dibattito in corso. La discussione sul reato di clandestinità era prevista in Consiglio dei ministri ma è stata rimandata. Ieri Caritas italiana aveva giudicato la decisione del governo “paradossale” perché motivata da “dichiarate motivazioni politiche” legate alla percezione del fenomeno da parte dell’opinione pubblica piuttosto che su dati reali, e contro i pareri di magistratura e polizia, che giudicano inefficace il reato in termini di deterrenza, oltreché dannoso perché intasa le procure e ostacola le indagini sul traffico di esseri umani. Oggi il concetto è stato ribadito da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “Una condizione di vita non può essere un reato”.
La risposta all’appello del Papa: accolti in 27mila. Intanto le strutture ecclesiali italiane non si stancano di aprire le porte ai migranti, rispondendo con grande entusiasmo all’appello del Papa del 6 settembre scorso, seppur con le lentezze burocratiche che accompagnano un lavoro ben fatto, nel rispetto dei richiedenti asilo e delle norme italiane.
Sono 27mila i migranti accolti oggi nelle parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta Italia.
Al momento dell’appello del Papa erano quasi 23mila, da allora è aumentata molto la disponibilità delle parrocchie all’accoglienza: si stima da 1.000 a 5.000.
“Preoccupati per hotspot che non rispettano diritti”. Nel 2015 sono sbarcati in Italia 153mila profughi; oggi nelle strutture italiane ne sono accolti 103.792, quindi circa 50mila hanno continuato il viaggio verso il Nord Europa. La Lombardia ha il più alto numero di persone accolte nei centri di prima accoglienza (12.499). Le richieste d’asilo sono aumentate del 40% rispetto al 2014.
Migrantes ha rinnovato le sue 10 proposte per l’accoglienza e l’inclusione sociale dei migranti, tra cui l’apertura di canali di ingresso regolari e procedure di identificazione e di ricollocamento “che tengano conto del rispetto della dignità umana e dei diritti umani”.
“In questo senso – ha sottolineato mons. Perego – preoccupa la politica europea della creazione di hotspots, di fatto centri chiusi che somigliano più a dei Cie che a Centri di accoglienza”.
6.000 migranti a San Pietro con la Croce di Lampedusa. Il momento più importante, tra le celebrazioni della Giornata che avverranno in tutte le diocesi (incontri, eventi e conferenze) sarà domenica 17 gennaio a San Pietro: oltre 6mila i migranti e rifugiati (di 30 nazionalità) provenienti dalle diocesi del Lazio, tra cui 200 richiedenti asilo del Cara di Castelnuovo di Porto (Roma), parteciperanno all’Angelus del Papa, attraverseranno la Porta Santa con la Croce di Lampedusa e poi celebreranno la Messa a San Pietro presieduta dal card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti gli itineranti. Monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, ha ricordato che
“il fenomeno migratorio scuote le coscienze e non può lasciare nell’indifferenza”.
Il Lazio, ha ricordato mons. Di Tora, “è la Regione del Centro Italia con il maggior numero di immigrati, oltre 600mila, di cui 500mila a Roma. Ma è anche la Regione che ha oltre 400mila emigranti italiani. 8mila sono i richiedenti asilo e i rifugiati accolti nei Cara, nei Centri di accoglienza straordinaria e negli Sprar del Lazio: l’8% degli oltre 100mila accolti in Italia”.
I messaggi delle autorità. Alla conferenza stampa sono arrivati i messaggi delle principali autorità italiane, tra cui quelli dei ministri dell’Interno, degli Esteri, della Sanità e dell’Ambiente. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invocato “una più stretta cooperazione internazionale in materia di riconoscimento e ricollocazione dei rifugiati, mirata a contrastare i transiti irregolari, insieme al traffico e allo sfruttamento di esseri umani”.