cardinale vegliò

VATICANO – Alle persone in fuga da conflitti e violenze “è fondamentale offrire una risposta organizzata, coordinata e condivisa che può soddisfare le richieste di sicurezza, evitando il rischio di un’accoglienza disordinata e sprovveduta”. Non ha dubbi il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. In un’intervista a L’Osservatore Romano, alla vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (domenica 17 gennaio), Vegliò richiama il Messaggio del Papa e le parole rivolte al Corpo diplomatico, in particolare l’invito a non avere paura e la necessità di un “processo di mutuo adattamento” tra migrante e contesto sociale che lo accoglie. Su profughi e richiedenti asilo, il porporato osserva: “L’Europa non ha ancora concordato un sistema di accoglienza unitario capace di rispondere in modo sistematico” alla loro protezione. Ogni Paese “mette in atto i propri standard e, per questioni di politica interna, alcuni reagiscono come se si trattasse di una questione di ordine pubblico e non umanitaria. In questo modo, i principi di solidarietà e di umanità non vengono sempre rispettati. Sono ancora presenti muri e respingimenti; sono ancora attuali le immagini di tante persone richiedenti protezione internazionale umiliate e recluse dietro le sbarre con trattamenti inadeguati alle loro condizioni”. Tra loro anche minori. Il cardinale invita al realismo dei numeri: con 500 milioni di europei e un milione di arrivi di rifugiati nel 2015 il rapporto è di 1 a 500. “Il primo soggetto responsabile dell’accoglienza, e massimo garante della protezione dei migranti – chiarisce -, è lo Stato, assieme alle istituzioni internazionali. La Chiesa, pertanto, non sostituisce lo Stato, ma desidera essergli di sostegno nell’accoglienza e nell’accompagnamento dei migranti attraverso un’azione realizzata in dialogo con le amministrazioni locali, nel rispetto delle leggi e delle normative vigenti così come della propria natura ecclesiale”. Credo, conclude, “che stabilire un’interazione permanente con le autorità civili a diversi livelli sia necessario per assicurare uno scambio continuo di informazioni e assistenza e darebbe l’opportunità di promuovere azioni coordinate ed efficaci nel tempo”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *