SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In un’accogliente saletta sita nel Paese Alto di San Benedetto si è svolta sabato mattina una conferenza stampa con lo scopo di rimettere al centro il messaggio della Fondazione Mons. Francesco Traini, che da quasi vent’anni opera a livello regionale contro il ricorso al credito illegale. Nel 1997, infatti, dopo la morte di don Francesco Traini, storico sacerdote sudentrino, venne istituita una Associazione con l’intento di aiutare le persone in difficoltà dal punto di vista economico. Questa azione di carità era svolta ancor prima da don Francesco con chiunque si presentasse alla sua porta: da qui la decisione di intitolare a lui la Fondazione onlus che nasce formalmente nel 2000 e che opera secondo l’articolo 15 della l. 108/96 (erogazione di fondi statali per associazioni antiusura).
«L’incontro di oggi vuole far luce sul tema dell’usura, troppo spesso ignorato da istituzioni e dirigenti – esordisce il presidente Costantini Edio -, riceviamo un grande aiuto dalle banche, fondamentali nella nostra attività». Presenti all’incontro anche il vicario generale don Romualdo Scarponi e il parroco di San Benedetto Martire don Tommaso Capriotti, oltre ai numerosi volontari, professionisti che regalano ore del loro tempo per mantenere viva la Fondazione. Fondamentali infatti sono queste figure professionali (Claudio Di Medio, l’avvocato Tommaso Egidi, Claudio Giacomozzi, il professore Onorato Maroni, Luciano Palestini, Gianluca Silenzi, Paolo Vespasiani) che grazie alla loro esperienza e competenza sanno districare le situazioni complicate che si presentano ogni giorno alla loro scrivania. Costantini sottolinea ripetutamente la gratitudine nei confronti di questa equipe, che si augura possa crescere in futuro per poter offrire il meglio.
L’attività della Fondazione è mirata principalmente a persone e famiglie sovraindebitate: la prima mossa è fissare un colloquio tramite lo sportello (aperto tutti i giorni presso la sede in via Case Nuove, 36) per poter analizzare e ricostruire la situazione debitoria e passare poi all’intervento con i creditori. Di Medio, coordinatore dei gruppi d’ascolto, ha rimarcato più volte la condizione della Fondazione, precisando che non si tratta di una finanziaria poiché non eroga finanziamenti al beneficiario: c’è un rapporto stretto tra la Fondazione Mons. Traini e la banca che eroga il denaro (la quale si assume un rischio del 20-30%), che viene consegnato direttamente al creditore. Una volta che il debito è estinto e il debitore è tornato ad una situazione di tranquillità, la Fondazione si riserva il diritto di svolgere un’opera educativa, dando suggerimenti e stimolando l’individuo ad evitare situazioni debitorie future.
L’attività della Fondazione non si limita solamente a chi contrae debiti e bussa alla loro porta: nell’ultimo anno è partito un progetto nelle scuole di San Benedetto volto a far conoscere a questa fascia d’età la Fondazione stessa e sensibilizzare i giovani di quarto e quinto superiore sul tema dell’usura, della gestione del denaro, dei vari problemi economici in cui potrebbero incappare una volta conquistata la maturità ed entrati nel mondo del lavoro. Fin da subito i partecipanti al progetto si sono interessati ai temi trattati chiedendo approfondimenti e consigli: molto spesso, riconoscendo situazioni simili a quella dei propri genitori, chiedevano aiuto e divenivano tramite tra la Fondazione e la famiglia. «Ci auguriamo che questo progetto possa continuare ed estendersi a quante più scuole possibili, anche oltre i confini comunali o provinciali – aggiunge l’avvocato Egidi, che insieme al prof. Maroni si occupa di questo progetto – perché è interdisciplinare e unico nel suo genere: capiamo che le scuole siano sature di progetti ed eventi, ma il tema della gestione del denaro non è mai stato approfondito e riteniamo sia molto utile per educare i giovani sotto l’aspetto economico».
Per il futuro la Fondazione Mons. Francesco Traini si augura di poter continuare e approfondire la collaborazione con altre associazioni e realtà simili, una collaborazione oggi già avviata con le diocesi e i comuni di Macerata, Fano e Jesi. Una collaborazione da attuare nell’immediato però è quella all’interno della nostra diocesi, poiché non molti conoscono l’attività della Fondazione e cadono in brutte situazioni cui essa avrebbe potuto rimediare: tutti i volontari offrono gratuitamente il loro tempo, non sono stipendiati né i fondi dello Stato vanno nelle loro tasche. A volte si presentano dai volontari uomini e donne con nessuno strozzino alle calcagna, ma con l’incombente peso della rata del mutuo, dell’affitto o delle bollette da pagare: anche in questi casi Costantini e i suoi decidono di agire, dando una mano alle famiglie attingendo ai fondi che provengono dal 5xmille o da donazioni versate alla Fondazione. Un fondo esiguo che, si augurano i volontari, possa crescere per far fronte alla povertà dilagante di questi ultimi anni.