Di Giovanna Pasqualin Traversa
Dal 3 all’11 febbraio saranno esposte alla venerazione popolare a Roma le spoglie mortali di due grandi “missionari” del confessionale: i cappuccini san Leopoldo Mandic’ e san Pio da Pietrelcina. Due testimoni “diretti” di misericordia, sotto il cui sguardo Papa Francesco conferirà, il 10 febbraio durante la solenne celebrazione del mercoledì delle Ceneri nella basilica di san Pietro, il mandato agli 800 “missionari della misericordia”. Ma ad “accompagnare” l’Anno santo da protagonisti saranno anche santa Faustina Kowalska e san Giovanni Paolo II, accomunati dal profondo legame con la Divina misericordia, e la beata madre Teresa di Calcutta, grande apostola della carità. Cinque volti per esprimere diversi modi di declinare ed esercitare la misericordia.
Leopoldo Mandic’ (1866-1942). “Modello dei confessori” e “vero pastore delle anime”, lo definì Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1983, giorno della sua canonizzazione. Originario di Castelnuovo di Cattaro, oggi in Montenegro, trascorre la maggior parte della sua vita a Padova, nel convento dei cappuccini, dove nella sua minuscola cella-confessionale si dedica alla preghiera e accoglie interminabili file di penitenti. Piccolo, minuto, con una lunga barba bianca, viene talvolta accusato di perdonare troppo.
“Stia tranquillo. Metta tutto sulle mie spalle, ci penso io”, dice per rassicurare le anime sopraffatte dal timore e dagli scrupoli addossandosi per loro preghiere, veglie notturne e digiuni.
Pio da Pietrelcina (1887 – 1968). Nato a Pietrelcina (Benevento), nel 1916 arriva a San Giovanni Rotondo dove ben presto la fama delle stigmate inizia ad attrarre pellegrini da tutto il mondo. Suo malgrado si trova al centro di dispute tra medici, scienziati, ecclesiastici e religiosi. Nel 1931 gli vengono proibiti l’esercizio del ministero della confessione e la celebrazione della messa in pubblico, restrizioni sopportate pazientemente e revocate due anni dopo da Papa Pio XI. Di lui il cardinale Giuseppe Siri parlerà come di un uomo “vissuto sulla croce”.
Spende la sua vita per la salvezza delle anime.Talvolta severo – se non duro – con qualche penitente, poi offre per lui nel segreto della sua cella penitenze e preghiere.
Faustina Kowalska (1905-1938). E’ a lei, tra i “santi e beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita”, che Papa Francesco rivolge il pensiero al n. 24 della Misericordiae vultus definendola “grande apostola della misericordia”. Umile suora polacca, Cristo le affida il messaggio della Divina misericordia chiedendole di promuoverne il culto. Potente la celebre immagine che le chiede di dipingere di se stesso: la mano destra alzata per benedire, la sinistra sul petto per mostrare due grandi raggi che escono da un’apertura della tunica. Rosso per indicare il sangue versato per la salvezza delle anime, bianco per indicare l’acqua uscita dal costato trafitto. A canonizzare la mistica e ad istituire la festa della Divina misericordia nella seconda domenica di Pasqua, è Giovanni Paolo II durante il Grande giubileo del 2000.
E non a caso, la Misericordiae vultus è stata letta l’11 aprile 2015, vigilia della domenica della Divina misericordia, che quest’anno si celebra, insieme al relativo Giubileo, il prossimo 3 aprile.
Giovanni Paolo II (1920-2005) . E’ il Papa dell’enciclica “Dives in misericordia” (1980), profondamente legato al culto della Divina misericordia. Grande comunicatore e mistico con i piedi per terra che invitava a non avere paura e a spalancare le porte a Cristo; papa della famiglia, dei giovani, del crollo del muro di Berlino; dell’incontro di Assisi nel 1986 e del “mai più la guerra” alla vigilia del conflitto in Iraq.
La misericordia, diceva, “non perdona soltanto i peccati” ma “viene anche incontro a tutte le necessità degli uomini”.
Proclamato beato nel 2011 da Benedetto XVI, viene canonizzato da Francesco il 27 aprile 2014, festa della Divina misericordia.
Teresa di Calcutta (1910 – 1997). Simbolo del Vangelo della carità verso gli ultimi e nel 1979 Nobel per la pace. Testimone che la misericordia “visibile” ha anche una valenza pubblica e sociale. Perché le opere di misericordia per “i non voluti, non amati, non curati”, sono un atto di amore a Cristo ma anche di grande giustizia. Affermava:
“Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”.
Proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003, verrà probabilmente canonizzata il prossimo 4 settembre, Giubileo degli operatori e volontari della Misericordia e vigilia della sua memoria liturgica.
Cinque volti che hanno dato carne all’invito di Gesù: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Chiamati per questo a vegliare sul Giubileo. Due di loro anche fisicamente, almeno per un po’.
Perché solo la misericordia salva, a condizione che trafigga il cuore. Come un pugnale. Come quella “misericordia” che nel Medio evo assestava il colpo di grazia agli avversari feriti a morte. Solo che qui la morte è nascita alla vita vera. Forse la gente ha bisogno di sentire proprio questo.