Come lo Stato può aiutare le banche a liberarsi dei troppi crediti “inesigibili” (insomma, a forte rischio o peggio), senza che questo sia considerato un “aiuto di Stato” e quindi vietato dall’Unione Europea? Quindi, in buona sostanza, che i soldi nostri servano a coprire i buchi delle nostre banche? Sembra che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, abbia trovato il meccanismo che salva capra e cavoli e pure qualcos’altro, e cioè metta l’autorevolezza dello Stato italiano dietro a questa operazione finanziaria; non lo obblighi a tirare fuori un euro; permetta alle banche che lo vorranno di disfarsi di questa imponente zavorra che, lo ricordiamo, dovrebbe ammontare a 350 miliardi di euro. Più una montagna che una zavorra.
Il meccanismo non è affatto semplice perché non era affatto semplice “trovare la quadra”. In buona sostanza e semplificando, i crediti migliori (cioè quelli affiancati da garanzie migliori, come ad esempio un immobile) finiranno dentro pacchetti che costituiranno emissioni obbligazionarie garantite dallo Stato italiano. Le banche piazzeranno le obbligazioni sul mercato – quindi rastrelleranno liquidità – ad un tasso d’interesse che immaginiamo contenuto, viste le ottime condizioni del mercato obbligazionario e la garanzia statale sottostante. Quale garanzia? Se il recupero dei crediti che ogni banca metterà in essere, non sarà efficace e comunque sufficiente, interverrà lo Stato a restituire il capitale agli investitori.
I crediti più difficili, più dubbi, con meno garanzie avranno lo stesso destino – si chiama cartolarizzazione – ma minori spalle coperte: lo Stato garantirà la restituzione integrale del capitale solo per le obbligazioni con garanzie migliori, e la restituzione delle altre solo se non avrà messo soldi per le prime.
Niente bad bank, nessuna struttura ad hoc per risolvere il problema ma solo un’imponente operazione di ingegneria finanziaria in un momento favorevole di mercato.
Alleluia per le banche, dunque? Piano, tutto ha un costo. Anzitutto bisognerà vedere quanto riusciranno a smaltire con questa cartolarizzazione, quindi quanto riusciranno a recuperare. È vero che interverrebbe lo Stato, ma le banche stesse pagheranno commissioni periodiche al Tesoro secondo valori di mercato, e percentuali crescenti nel tempo. Qui sta la grande incognita: se il Tesoro chiederà troppi soldi alle banche, queste non aderiranno; se ne chiederà troppo pochi, rischia di dover pagare lui, e quindi finire nelle grinfie dell’Ue con sanzioni appunto per aiuti di Stato non permessi (non ce li possiamo permettere, non ce li permettono a causa del debito pubblico astronomico che ci portiamo in groppa). Figuriamoci poi l’opinione pubblica, a sapere che le proprie tasse stanno finanziando indirettamente le banche…
Troviamo quindi la virtù che sta nel mezzo. E fidiamoci di Padoan, che sicuramente sa quel che fa: è una sfida vitale per l’Italia intera. Se non disincagliamo le banche dalle scorie della lunga recessione – e da molti loro errori –, ne abbiamo da soffrire tutti. Perché le banche sono il sistema circolatorio di un Paese: se questo s’intasa, l’infarto lo fa il Paese stesso.
P.s.: e una “Norimberga” per certuni manager e presidenti di banche che ne hanno fatte di tutti i colori? Giusto perché non si pensi che a rubare una mela si finisce in galera; a schiantare una banca si finisce super-liquidati e pronti per nuove mirabolanti avventure…